L’obiettivo delle agitazioni indette da Cgil e Uil, anziché indurre all’astensione dal lavoro, sembra essere soprattutto quello di riempire piazze per i comizi dei segretari
Lo sciopero è una chiamata all’astensione dal lavoro, la cui ampiezza è sempre stata la misura del successo o dell’insuccesso. La controparte può essere indotta alla trattativa proprio perché il danno che rischia di ricevere per effetto dell’astensione dal lavoro è maggiore o almeno comparabile con il costo delle richieste. Questo principio vale per le vertenze economiche con controparti padronali, ma si estende anche alle controparti politiche, anche se in questo caso il rapporto costi benefici non è una questione puramente aritmetica. I comizi erano la conclusione, ma la sostanza dello sciopero era l’astensione dal lavoro. Si può usare il passato perché la più recente ondata di agitazioni, quelle indette dalla Cgil e dalla Uil, sembra invertire l’ordine naturale delle cose. L’obiettivo sembra essere soprattutto quello di riempire piazze per i comizi dei segretari, non importa se tra i presenti prevalgono soggetti diversi dai lavoratori dipendenti, vanno bene tutti, centri sociali, agitatori anti israeliani, studenti disposti a cogliere ogni occasione di protesta.
La partecipazione effettiva agli scioperi risulta solitamente mediocre, qualche volta proprio deludente, ma non sembra che questo preoccupi più di tanto i dirigenti sindacali: l’importante è che sugli schermi delle televisioni e degli smartphone appaiano immagini di comizi affollati che danno l’idea se non proprio di una “rivolta sociale” almeno di una insoddisfazione diffusa che provoca una protesta destinata a estendersi. Estendersi, se va bene, nelle piazze, mentre si restringe sui posti di lavoro.
Si dirà che è ovvio che anche i sindacati partecipino alle mutazioni tipiche della società dell’immagine, ma anche ammesso questo non si può dimenticare che la rappresentatività dei sindacati nasce dal rapporto concreto con i lavoratori, altrimenti si crea una situazione in cui i sindacati vivono quotidianamente soprattutto delle funzioni di assistenza burocratica per pensioni e dichiarazioni dei redditi, e poi affiancano queste attività con sporadici comizi per giustificare i quali si proclamano scioperi. Inversione che diventa sempre più impressionante.