Arrivederci Roma. Orlando (Pd): “Torno in Liguria da consigliere”

“Mi hanno chiesto di restare ancora un po’ qui a Roma per risolvere le ultime pratiche. C’è ancora qualcosa da fare ma tendenzialmente andrò a Genova. Fare il sindaco? Lo escludo”, dice l’ex ministro. Gli incontri con Schlein e le prime mosse sul territorio ligure

Arrivederci Roma: “Vado in Liguria”. Ci ha pensato qualche settimana, ma alla fine ha prevalso la linea della coerenza. Andrea Orlando prenderà la via di casa. Dopo la sconfitta di ottobre, con qualche strascico polemico anche verso il Nazareno per la gestione delle alleanze, l’ex ministro del Lavoro e della Giustizia opterà per il Consiglio regionale. Guiderà con tutta probabilità l’opposizione al presidente Marco Bucci. “Mi hanno chiesto di restare ancora un po’ qui a Roma per risolvere le ultime pratiche. C’è ancora qualcosa da fare ma tendenzialmente andrò a Genova”, dice al Foglio l’ex ministro in Transatlantico, mentre si dirige verso la buvette. Dopo la bruciante sconfitta nelle urne, per meno di nove mila voti, si era preso un periodo di riflessione sul futuro, perché tocca scegliere. Questione di incompatibilità tra regione e Parlamento. Mentre per il momento non sembra per nulla interessato a fare il sindaco di Genova.

Nei giorni scorsi Orlando ha incontrato la capogruppo alla Camera Chiara Braga e soprattutto, per due volte in una settimana, anche Elly Schlein. Mercoledì la segretaria gli avrebbe chiesto di rimanere a Roma, al centro del dibattito politico e con un ruolo importante nel Progetto per l’Italia – l’iniziativa lanciata dalla festa dell’Unità – sui temi legati alle politiche industriali e alla conversione ecologica, materie care al parlamentare di La Spezia. Eventualmente dovrà farlo da pendolare. E più di uno al Nazareno scommette che, al di là delle dichiarazioni di rito e di facciata, Schlein non farà drammi, in un’ottica di rinnovamento del gruppo dirigente. La leader dem intanto ieri ha incontrato al Nazareno Angela Rayner, la vice del premier inglese Keir Starmer, laburista. Lo ha fatto a margine di una direzione in cui ha tracciato il bilancio dell’anno che va a chiudersi. Ha annunciato che oggi sarà in piazza con i sindacati e ha poi rilanciato l’impegno sulla sanità e appunto sull’industria.

La decisione definitiva da parte di Orlando comunque non arriverà immediatamente. Ci sono ancora alcuni passaggi politici da compiere tra Roma e Liguria, oltre a una serie di impegni già presi e da rispettare. Tra due settimane in Armenia c’è il Consiglio d’Europa di cui l’ex ministro fa parte. Si sta occupando di un rapporto sui diritti umani, su compagnie militari e foreign fighters. Qualche giorno dopo è atteso all’Aja, insieme ad altri parlamentari, per sostenere la Corte penale internazionale, nell’occhio del ciclone in particolare dopo il mandato d’arresto al premier israeliano Netanyahu. In ogni caso la strada verso Liguria sembra tracciata. E, oltre alle battute consegnate al Foglio, qualche altro indizio lo si trova ripercorrendo l’agenda dello stesso Orlando: martedì scorso il candidato del campo progressista ha infatti partecipato alla prima seduta del Consiglio ligure, quella in cui Marco Bucci ha prestato giuramento. Nei giorni precedenti era stato invece a Davagna, nell’entroterra della provincia di Genova, per inaugurare un Postamat. “Ricominciamo a girare i comuni, a incontrare gli amministratori, le comunità”, aveva dichiarato in quell’occasione. “Sarà molto importante non perdere questo rapporto con il territorio, perché la battaglia continua. Con le elezioni non siamo riusciti a determinare una svolta decisiva, dobbiamo lavorare per costruirla e determinarla in futuro”.

Tra qualche mese inoltre si tornerà a votare anche per le amministrative di Genova. Orlando potrebbe fare il sindaco? “No, questo lo escludo. Anche perché l’ha scritto il Foglio, quindi direi proprio di no”, risponde con una battuta e un mezzo sorriso dei suoi. Eppure nel capoluogo ligure il (quasi ex) parlamentare dem era andato molto forte, ottenendo il 52,3 per cento e oltre 121 mila preferenze. Sarà, forse, per un’altra volta.

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