“Liberiamo Sansal per l’anima dell’Europa”. Parla Redeker

Il romanziere di “2084” si avvia a un processo-farsa e al carcere duro sotto per volere del regime algerino. Ma da sinistra, editoria e televisione pubblica c’è solo silenzio. Intervista al filosofo e intellettuale francese

Incarcerato dalla dittatura algerina che lo ha prelevato il 16 novembre dopo che è sceso dall’aereo in arrivo da Parigi, Boualem Sansal ora rischia l’ergastolo e, come minimo, una condanna a cinque anni. “Attentato alla sicurezza dello stato”. Il regime algerino ci va giù pesante con il romanziere di “2084”, accusato di essere il puparo della “Francia macronito-sionista”, come lo ha bollato l’agenzia di stato algerina. Il “Solzhenitsyn algerino” si avvia non solo a un processo-farsa, come nel caso del turco Orhan Pamuk, ma a un periodo di carcere duro. E Sansal, ostaggio di un regime canaglia, paga anche la debolezza di fronte ai regimi islamisti di un’intellighenzia ombelicale e pusillanime.


“Dal suo arresto, pochi media di sinistra hanno sostenuto Sansal” scriveva ieri il Figaro. “Negli ultimi mesi si sono sentite mormorii che condannavano lo scrittore di ‘2084’ con il pretesto della sua adozione di un ‘discorso radicale contro l’islam e a favore del sionismo’”. “Se servisse la prova che la sinistra non è più sinistra, eccola qui: il suo silenzio assordante dopo l’arresto di Sansal ad Algeri, dove le autorità lo accusano di ‘complicità con il nemico’” scrive sul Point Franz-Olivier Giesbert.

“A parte qualche reazione che ha salvato l’onore, come quella di François Hollande, gli sceicchi e gli emiri del Nuovo Fronte Popolare non hanno protestato. Non una parola, niente. Sono diventati, di fatto, complici di una dittatura militare-islamista corrotta e schierati spudoratamente dalla parte dei tiranni, di Putin, della Repubblica islamica dell’Iran, di Hamas e Hezbollah. Che senso ha la sinistra se accetta tutte le infamie purché siano perpetrate da quello che considera il campo del Bene?”.



“Boualem Sansal è per il mondo musulmano ciò che Voltaire è stato per il mondo cristiano” dice al Foglio Robert Redeker, filosofo e intellettuale francese che ha fatto parte del comitato editoriale della rivista sartriana Les Temps Modernes. “Fortunatamente non ha il cinismo di Voltaire. Ha un’anima molto più nobile di Voltaire. Quando uno dei suoi ministri volle far arrestare Sartre, De Gaulle rispose: ‘Non imprigioniamo Voltaire’. Sartre era un oppositore di De Gaulle. Si schierò dalla parte dei nemici della Francia nella guerra d’Algeria. Sansal si trova nella stessa situazione. Emmanuel Macron dovrebbe ricordare al governo algerino le parole di De Gaulle e dirgli: non imprigioniamo Voltaire, non imprigioniamo Sartre, imprigioniamo Sansal!”. Eppure, a sinistra c’è molta autocensura. Addirittura sulla tv pubblica France 5 si accusa Sansal di “islamofobia”, quasi a voler giustificare l’arresto. In Italia, desolazione totale.



A parte l’appello di Neri Pozza (che pubblica Sansal), nulla dall’editoria (neanche da Einaudi, che di Sansal ha pubblicato “Il villaggio tedesco”). Sui giornali, qualche articolo relegato nelle polverose terze pagine. Silenzio da Amnesty, che ha fatto campagna per scrittori imprigionati a Singapore e in Etiopia. Silenzio dalla Fnsi, la federazione della stampa che si era fatta sentire per il turco Pamuk, che un appello per Sansal lo ha firmato assieme al sempre coraggioso Salman Rushdie e al nigeriano Wole Soyinka.



E se Sansal si fosse chiamato Tariq Ramadan, l’islamista svizzero come Sansal tradotto da Einaudi e che chiedeva una “moratoria” delle lapidazioni, invitato a tenere conferenze all’Università di Aosta, all’Istituto universitario europeo di Firenze, al Comune di Roma, al Festival della Letteratura di Mantova, invitato da Massimo D’Alema a scrivere articoli a quattro mani sul quotidiano belga Le Soir, avrebbe goduto di stampa migliore. Sansal è antifascista, è democratico, è di sinistra ed è pure arabo, ma è anti woke, è anti islamista e dopo il 7 ottobre è pure filo-israeliano. Un alieno nel demi monde. Come al tempo della fatwa contro Rushdie, quando soltanto Martin Amis, Christopher Hitchens e pochi altri lo difesero. In Italia si andava dal silenzio di Umberto Eco agli attacchi di Franco Cardini, con l’eccezione di Norberto Bobbio, che intervenne sulla Stampa: “In quale abisso precipiterebbe una civiltà se accettasse quel verdetto?”.



“La sinistra ha avuto grandi difficoltà a sostenere Solzhenitsyn” prosegue Redeker. “L’Urss era per lei il campo del bene, come lo è oggi l’islam. Alla sinistra piace la libertà di parola solo per le persone che sono d’accordo con essa. Tuttavia, come Solzhenitsyn qualche decennio fa, Sansal sta scuotendo le basi ideologico-emotive della sinistra. Questo shock è raddoppiato dalla persecuzione che subisce. Ricordiamo che in Solzhenitsyn c’erano due livelli: la critica al socialismo e le persecuzioni. Solzhenitsyn aveva dimostrato che queste persecuzioni sono inseparabili dal socialismo; non è possibile alcuna educazione sociale senza campi di concentramento. Sansal non separa islam e islamismo, proprio come Solzhenitsyn non separava socialismo e Gulag. Il disagio della sinistra deriva dal fatto che in entrambi i casi l’opera letteraria presenta un elemento di verità”. La questione in gioco è di civiltà. “La libertà di pensare e di scrivere, che non esiste al di fuori della civiltà liberale occidentale derivante dal cristianesimo, e nonostante gli ostacoli che in passato sono stati posti a questa libertà, è la più preziosa delle conquiste” conclude Redeker al Foglio. “Oggi è minacciato da tutto ciò che si dichiara antioccidentale. Questa libertà è una conseguenza della ‘cura dell’anima’, scoperta da Platone, che il cristianesimo ha approfondito. Fu Jan Patocka a scrivere che l’essenza dell’Europa è ‘la cura dell’anima’. La libertà di pensiero se ne sta allontanando. Abbandonare Sansal ai persecutori è un tradimento dell’Europa, delle nostre origini cristiane, dell’anima”. Scrive Michel Onfray sul Journal du dimanche: “Ciò che il regime algerino sta facendo a Sansal lo sta infliggendo alla Francia. Il regime parla di ‘complicità con il nemico’. Chi è il nemico?”. Siamo noi. Ma se Sansal è dietro le sbarre, a essere imprigionata sembra la voce di chi sta fuori.

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.

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