L’asse tedesco che serve a Meloni

Il voto dell’Spd anti Fitto e il dossier Unicredit. Per questioni elettorali, il partito di Scholz ha assunto un atteggiamento ostile nei confronti dell’Italia. Ma una scappatoia c’è

La Spd, il partito del cancelliere tedesco Olaf Scholz, non ha votato la Commissione Von der Leyen perché “per la prima volta nella storia delle istituzioni Ue” c’è un “post-fascista” in una posizione di vertice. Pensare che il democristiano Raffaele Fitto sia un fascista è talmente ridicolo che non ci crede neppure il Pd (che infatti ha votato a favore). E sarebbe un’offesa all’intelligenza dei socialdemocratici tedeschi pensare che ci credano davvero. Più banalmente, il loro è un posizionamento politico interno in vista delle elezioni anticipate. Ma la Spd ha assunto, sempre per questioni elettorali, un atteggiamento ostile nei confronti dell’Italia anche riguardo alla possibile scalata di Unicredit su Commerzbank. Scholz si è messo di traverso, d’accordo con i sindacati, e il suo fedele neo ministro dell’Economia, Joerg Kukies, ha dichiarato che si aspetta che “Unicredit rinunci all’acquisizione di Commerzbank”. I pessimi rapporti con il governo tedesco non devono preoccupare più di tanto, perché riguardano una leadership in declino: il governo Scholz è caduto, la Spd è in crisi e i sondaggi danno in largo vantaggio Friedrich Merz, che ha spostato la Cdu più a destra rispetto ai tempi di Angela Merkel. Giorgia Meloni ha costruito buoni legami con il centrodestra tedesco: ha una relazione solida con Ursula von der Leyen e un’intesa politica su diversi temi con Manfred Weber, capogruppo del Ppe, come ha ampiamente dimostrato la trattativa per la nuova Commissione europea. Pertanto, la probabile vittoria di Merz potrebbe segnare una nuova stagione nei rapporti tra Roma e Berlino. Almeno sulla carta. Perché quanto solida sia l’intesa tra il centrodestra italiano e il centrodestra tedesco andrà verificato sulle cose davvero importanti. Non quindi il “fascismo” di Raffaele Fitto, una questione grottesca che dovrebbe imbarazzare chi la solleva. Ma dossier strategici e di rilievo europeo, come appunto l’operazione Unicredit-Commerzbank. Su quello si misurerà se davvero ci sarà un salto di qualità nei rapporti politici tra Italia e Germania.

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