La copertina del Foglio Review raccontata da Benedetta Fasson

L’illustratrice che l’ha disegnata ci racconta “Ansia”, la cover del nuovo numero del magazine del Foglio, in edicola da sabato 30 novembre

Il tema della Review di questo mese è l’ansia. Ansia nei ragazzi e ragazze, ansia sociale politica esistenziale scolastica, ansia ovunque che si mangia la felicità. Qualcosa da imparare a maneggiare, perché sconfiggerla è difficile. Benedetta Fasson ha provato a illustrarla nella cover della Review. Qui ci ha raccontato il suo processo creativo e come si rappresenta un’emozione complessa.

Qual è stato il processo creativo che l’ha portata a illustrare la cover del Foglio Review, “Ansia”?

Il tema mi è familiare, per questo l’illustrazione rappresenta il mio personale stato d’animo nei confronti dell’ansia. Per me convivere con essa significa accoglierla, imparare a capirla e gestirla. La considero un “mostriciattolo” invadente e a volte incontrollabile, ma che può anche trasformarsi in una spinta, un’occasione per superare momenti impegnativi.

Conoscerla può aiutarci a comprendere chi siamo con maggiore profondità, e questa riflessione è ciò che ho cercato di esprimere visivamente.

Come si è orientata nella rappresentazione figurativa dell’ansia? Perché ha scelto queste forme animali e come ha organizzato la composizione?

Nella mia immaginazione, l’ansia prende la forma di tanti piccoli demoni oscuri: invadenti, ma non necessariamente spaventosi o cattivi. La percepisco come una moltitudine di voci, domande, dubbi e giudizi che si sovrappongono nei pensieri. Per questo motivo, nell’illustrazione ho scelto di rappresentarla come un ammasso di mostriciattoli che invadono la mente. Ho voluto raffigurare una persona che, nonostante tutto, cerca di mantenere l’equilibrio, tenendo sotto controllo questa massa caotica.

Dal punto di vista cromatico, le campiture di colore appaiono molto dense. Quali sono state le scelte che l’hanno guidata nell’utilizzo dei vari colori e nella loro stesura?

In questa illustrazione ho scelto di dare una consistenza solida e tangibile ai soggetti per sottolinearne la pesantezza. L’ansia è spesso invisibile e nascosta, per questo l’ho immaginata come un’entità notturna, oscura, con piccoli occhi gialli che scrutano nel buio. Il contrasto tra il colore scuro e questi dettagli luminosi contribuisce a evocare l’idea di qualcosa che si annida, osserva e resta presente anche quando non lo si vede.

Dal punto di vista del tema, che rapporto pensa che si abbia oggi con l’ansia e quali potrebbero essere le strade sperimentabili per poterla addomesticare e quindi conviverci?

Oggi l’ansia è un tema più visibile rispetto al passato, e se c’è un aspetto positivo è che possiamo parlarne con maggiore apertura. Personalmente, ho la fortuna di essere circondata da persone che danno grande importanza all’ascolto e alla comprensione. Nella mia cerchia, l’ansia e la paura non sono considerate tabù, ma aspetti naturali della vita quotidiana.

Credo che una maggiore consapevolezza collettiva sia fondamentale per imparare a convivere con l’ansia, così come con altre emozioni difficili. La salute mentale non riguarda solo l’individuo, ma l’intero contesto sociale e familiare. Ritengo che dovrebbe essere considerata una parte integrante della salute generale, con un accesso universale a cure adeguate. Purtroppo, non è ancora così, e i disturbi legati all’ansia, se trascurati, possono diventare invalidanti.

Nelle sue illustrazioni, come ha lavorato quando si è trovata (se si è trovata) a dover rappresentare figurativamente delle emozioni complesse come appunto l’ansia?

Nel mio percorso da illustratrice, ho spesso sentito il bisogno di esplorare le emozioni, soprattutto nelle opere personali. Per rappresentare visivamente un’emozione, mi concentro sul protagonista, attribuendogli gesti, elementi e un contesto che riflettano ciò che prova.

Per me, l’ansia non si limita ai mostriciattoli che la rappresentano, ma si manifesta soprattutto nel soggetto che la vive. Credo che immedesimarsi in un personaggio renda più semplice comprendere una storia, e proprio per questo il personaggio diventa l’elemento centrale per dare un senso al tema.

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