Leghista, non lascia la presidenza Rai, vuole anche lo stipendio di Milano-Cortina, arcinemico di Mediaset e Confalonieri, esaspera lo scontro Lega-FI sul canone. Profilo di Antonio Marano
Roma. Salvini ha la sciatica del sabato sera. Il suo Tony Manero è Tony Marano, il presidente Rai facente funzioni, il John Travolta gorgonzola. Balla su Forza Italia per conto della Lega. Non lascia la presidenza, vuole il doppio incarico, “lo posso fare. Ho il parere legale”. Ex Lotta Continua, fondatore di Stream, ex Rai Pubblicità, ex deputato, leghista (pugliese). Antonio Marano è mezzo padano.
E’ di Varese ma è nato ad Ascoli Satriano, in Puglia, è direttore commerciale di Milano-Cortina, ma a Roma, ci sta bene, vive in albergo, e lavora per restare presidente Rai, come consigliere anziano. La sera va Cucurucù, il locale del sottosegretario leghista Morelli, lo sgherro Rai di Salvini, dove fanno karaoke e nomine: tacos e capostruttura. Tony Marano dice ora: “Se in Rai si sono incartati non è colpa mia”. Lega e Forza Italia si contendono l’argento della coalizione dopo Meloni, litigano per il canone Rai, e per lui. Simona Agnes, presidente Rai designata, di FI, si sta rassegnando. Non c’è verso. FdI è sgomenta: “Abbiamo il nuovo caso Roberto Sergio. Come l’altro l’ex ad Rai, Marano non se ne va più”. Scalogna. Ha preso l’aspettativa per due mesi (a Milano-Cortina guadagna 171 mila euro) e dal prossimo non ha nessuna intenzione di rinunciare agli schei perché, ripete, “al momento ci sto rimettendo. Basta”.
In Rai gli hanno spiegato: guarda che la carica di presidente è incompatibile con il tuo lavoro, ma lui, stizzito risponde: “Io ho i pareri legali sia di Rai che di Milano-Cortina. Io sono un media partner. E le Olimpiadi sono già state assegnate. Nessuna incompatibilità”. E’ pronto a riprendersi lo stipendio, a fare il presidente e l’opposizione all’ad Rai, Giampaolo Rossi, che sarebbe, sulla carta, suo alleato, uno a cui bisogna regalare lo scapolare della Madonna del Carmelo. Marano si sta divertendo come un bambino al bio parco, anzi, assicura che “potrebbe divertirsi di più da consigliere semplice”. E’ convinto di essere più a sinistra dell’altro membro cda Rai, Roberto Natale di Avs (che lo ha attaccato) perché “io difendo le maestranze”. Era amico di Maroni e ha festeggiato il compleanno di Bossi, a casa Bossi, perché sulla Fiat 127 rossa, “eravamo io, il Bobo, e l’Umberto”.
Giravano la provincia e scrivevano “Terroni fora de ball”. Quando è uscito dalla Rai dove ha ricoperto, in quota Lega, la carica di direttore di Rai2, dg, ex presidente di Rai Pubblicità raccontano: “Ha svuotato le casse”. Aveva ricevuto l’offerta di Novari, ex ad Milano-Cortina, marito di Daniela Ferolla, conduttrice Rai (ci sono intercettazioni che meritano un podcast su Raiplay sound) ma Tony Marano è riuscito a farsi riconoscere una buonuscita strepitosa che è sempre meno, racconta agli amici di karaoke, di quanto meritava: “Ho perso 80 giorni di ferie e 24 mila euro. Sono ancora arrabbiato”. E’ amico dell’ex dg Rai, di sinistra Cappon, del Giacomelli di Agcom, del Pd. Si vanta di aver fatto grande Rai 2, di aver portato Talpe, (X) Factor, (Pechino) Express, di conoscere la Rai meglio di chi c’è adesso: “Io apro i palinsesti come i carciofi”.
Si è fatto consegnare tutti gli ultimi verbali dei cda: “Li ho setacciati tutti, in due mesi. Ho studiato”. All’ultimo si è presentato dicendo che i direttori e i vice Rai non devono condurre perché esiste una regola che lo impedisce, “se non ci piace cambiamola”. Due di loro, Infante e Giorgino, in quota Lega, dicono già “bell’amico”. FdI che lo ha contro gli fa capire che se continua a fare il Tony Marano bisognerà cominciare a parlare dei pensionandi leghisti (Pionati e Casarin) che la Lega vuole ancora in Rai. Finisce a scatafascio. Forza Italia: “Se non abbiamo Agnes dateci tutte le direzioni leghiste”.
L’emendamento della Lega in manovra, la riduzione del canone, che Gasparri masticherebbe con i suoi denti, e che la Lega non ritira (una volta avevano il Piave, ora Saxa Rubra) è solo l’inizio delle danze del Marano di sera. Da presidente di Rai Pubblicità è stato l’unico a far sbottare lo Chopin di Mediaset, Fedele Confalonieri, a causa dei ribassi che praticava, definiti da Fidel Chopin “concorrenza sleale”. Tra gli altri suoi vanti dice che con l’Isola dei Famosi “ha fatto perdere a Mediaset 70 milioni”, ed “ecco perché in Rai mi spostarono ai diritti sportivi”. Come Vannacci è paracadutista, judoka, ciclista. Dice di Tajani: “Mi vuol bene, Non sono io che ostacolo Agnes”. I generi Rai? “Una puttanata”. “Nel calcio o giochi zona o marchi l’uomo. Io marco”. Tony Marano, la Rai gorgonzola.