La recensione del libro di Jane Smiley edito da La Nuova Frontiera, 448 pp., 22 euro
“Forse esiste una distanza ottimale per guardare al proprio padre, una distanza che va oltre il lato opposto di un tavolo da pranzo o di una stanza e che si colloca né troppo lontano né troppo vicino: da lì ci sembra piccolissimo rispetto agli alberi o a un’alta collina ma i suoi lineamenti sono ancora visibili, il suo linguaggio corporeo è ancora distinto. Ebbene, io questa distanza non l’ho mai trovata. Mio padre non sfigurava mai nel confronto con il paesaggio: i campi, i fabbricati, il filare frangivento di pini bianchi erano tutt’uno con lui, come se li avesse custoditi nel suo bozzolo e poi liberati”. Il rapporto con la terra e con il proprio padre sono i due cardini che reggono il racconto della famiglia Cook, proprietari terrieri nella contea di Zebulon, in Iowa, dove “il numero di acri e le finanze erano elementi essenziali come il nome e il genere di appartenenza”. Il capostipite è Larry, padre collerico e dispotico di tre figlie femmine a cui, senza preavviso, decide di lasciare in eredità i propri mille acri di terreno. Ginny, la primogenita trentaseienne, donna volitiva con alle spalle cinque aborti spontanei e un desiderio mai compiuto di maternità, è la voce narrante che, con sguardo lucidissimo e concreto, racconta di questa successione. Lei e sua sorella Rose, madre di due figlie, avida e spigolosa, sono favorevoli a questo passaggio di eredità (così come i rispettivi mariti Pete e Ty che nell’azienda agricola lavorano da tempo). L’ultima sorella – Caroline – che quella terra l’ha lasciata tempo fa per fare l’avvocato in città, è invece contraria a questa eredità. Si scoperchiano segreti e sotterfugi, dolori sopiti, violenze subite e la crudezza di un mondo rurale dominato da regole severe e immutabili. L’eredità della terra non è quindi solo quella materiale: rappresenta un sistema di valori, una visione del mondo, e Caroline incarna colei che ha scelto di considerare valore qualcosa di differente, ha deciso di affrancarsi da quel mondo. La terra è ciò da cui le sorelle Cook vengono, ciò in cui sono ben piantate le loro radici. Di cui sentono tutta la solidità ma, in qualche caso, anche la possibile costrizione. “Mi ritrovai di nuovo a riflettere su come andassero le cose in quelle famiglie, su come da una singola scelta potessero susseguirsi generazioni di silenzio”. Il non detto abita la terra dei Cook, si insinua nelle pieghe dei legami famigliari, in un racconto che mutua il meccanismo shakespeariano del Re Lear e che ha vinto il Pulitzer nel 1992. E’ la storia di una famiglia e della terra, di come una si specchi nell’altra.
Jane Smiley
Erediterai la terra
La Nuova Frontiera, 448 pp., 22 euro