Revenant a Cinque Stelle. Ecco l’esercito di chi non è più appeso ai due mandati

Da Alfonso Bonafede a Vito Crimi, passando per le tante “anime” celebri del M5s non più dannate dalla mannaia delle regole, in molti preparano il ritorno in politica

Sono lì, dietro le quinte ma non troppo. Occhi vigili, gambe pronte a scattare. Alcuni aspettavano da tempo questo momento, altri simulavano o ostentavano indifferenza, facendosi vedere in tutt’altre faccende affaccendati. Uomini e donne, del nord e del sud, diversi per età e condizioni di partenza; un piccolo esercito di eliminati dai cavilli che potrebbero ora rientrare per effetto dei cavilli – consapevolezza, questa, che psicologicamente deve avere effetto euforizzante, quasi adrenalinico (fa fede l’intervista dell’ex senatore m5s Alberto Airola alla Stampa, due giorni fa: i parlamentari devono tremare, ci ricandidiamo, è stato il grido di chiamata alle armi). E insomma, da due giorni sono riemersi dalle tenebre i Cinque Stelle che di fatto erano stati tolti di mezzo dalla mannaia dei due mandati, alla fine della legislatura precedente, e che ora si trovano di nuovo (in potenza, non in atto) sulla via della metamorfosi a rovescio in quello che erano stati: deputati o senatori nati dal nulla, autocandidatisi on line molti anni fa e vincitori di quella che a lungo è stata chiamata la “lotteria grillina”, le parlamentarie, oggi ridotte a simulacro del passato in tempi di cancellazione del garante Beppe Grillo. Ed ecco che la due giorni di costituente voluta dall’ex premier Giuseppe Conte restituisce speranza a chi, con l’andatura un po’ zombie di chi si era svegliato con la carrozza ritrasformata in zucca, e si era magari messo a lavorare altrove, rassegnato o riottoso, adesso può ben rivedersi, nella propria mente, nel ruolo scippato dalla cruda legge del doppio mandato e stop, anche quella oggi cancellata, proprio come il garante. Non c’è solo Airola, dunque, sulla possibile via del rientro in pista, ma si intravedono anche le sagome resuscitate di due ex ministri a Cinque Stelle, primo tra i quali Alfonso Bonafede, ex titolare della Giustizia che nel 2022 ha ripreso l’attività di avvocato (per poi essere nominato consigliere laico del consiglio di presidenza della giustizia tributaria), già dj (nome d’arte: “Fofò”) e già allievo di Giuseppe Conte (chi ha miracolato chi, in origine? ci si è spesso domandati negli anni in cui Bonafede era Guardasigilli). Seconda della lista ministeriale, se si esclude l’unico ex ministro impossibilitato a rientrare per incompatibilità con Conte e persistente grillismo d’antan, cioè Danilo Toninelli, ecco Fabiana Dadone, ministra per la PA nel governo Conte II e ministra per le Politiche giovanili nel governo Draghi, già esponente del M5s cuneese delle origini. Subito sotto, o di lato, o sopra, nell’organigramma dei revenant a Cinque Stelle, compare uno dei dioscuri del primo streaming, quello che inchiodò il povero Pierluigi Bersani alla realtà del grillismo malmostoso: sulla scena può ora infatti ricomparire con baldanza l’ex viceministro dell’Interno Vito Crimi (non Roberta Lombardi, che si è sempre detta fedele al M5s biodegradabile per come lo voleva il Fondatore). Fuori dall’ombra, nel senso stretto dell’Aula che pareva preclusa, potrà un domani operare anche Paola Taverna, vicepresidente m5s oggi liberata, per così dire, dalla condanna al retropalco, vista la possibilità futura di correre per un altro mandato (“siamo una forza matura capace di interpretare un paese diverso”, ha detto al termine della costituente contiana, e se non è una dichiarazione d’intenti poco ci manca). Vagolano di nuovo rinvigorite, poi, alcune celebri anime non più dannate dal diktat delle regole: l’ex presidente della Camera Roberto Fico – che alcuni già vorrebbero candidato alla presidenza della Regione Campania: “Sì alla svolta progressista, ma superiamo i due mandati”, ha detto infatti Fico, e non a caso, a monte della votazione che ha mandato in soffitta l’armamentario purista grillino, con tanti saluti a Grillo e tante speranze da rispolverare. Si potrebbero poi ricandidare, tra gli altri, l’agguerrito ex consigliere regionale milanese, ex sottosegretario ed ex viceministro Stefano Buffagni, oltre a Giuseppe Brescia, due mandati alle spalle e la vena imprenditoriale (in un ristorante a Roma) che non impedisce di sognare la rentrée parlamentare. Come pure possono riprendere a camminare verso eventuali lidi politici, tra gli altri, anche il già sottosegretario allo Sviluppo Economico Andrea Cioffi e Giulia Sarti, nel frattempo consigliere provinciale nella Bologna del dem Matteo Lepore (in anticipo sul nuovo corso progressista contiano). Si rivedono tra loro, intanto, e chissà se davvero li rivedremo.

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l’Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l’hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E’ nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.

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