A Lucerna non stanno facendo confessare i fedeli da un avatar di Cristo. “Deus in machina” è un’installazione artistica sperimentale che, dice la chiesa, serve a riflettere sui limiti della tecnologia applicata al contesto della religione
Sgombriamo il campo dagli equivoci: la chiesa cattolica di Lucerna, in Svizzera, non sta facendo confessare i fedeli da un avatar di Gesù generato dall’intelligenza artificiale, né si tratta dell’ultima frontiera di chissà quale pratica rituale. La chiesa cattolica di Lucerna spiega chiaramente che questo “Deus in machina” è un’installazione artistica sperimentale e che, pur essendo visitabile solo individualmente all’interno di un confessionale, non ha nessun valore di sacramento. Si tratta dunque di un esperimento che può avere due risvolti: da un lato, creare comunque un momento di intimità sacra, poiché lo Spirito soffia dove vuole e un Dio che si è manifestato in un roveto ardente e in una colonna di fumo, in tre viandanti e perfino davanti a un’asina, potrà ben farlo anche in un meccanismo automatizzato che ripete principii di buon senso.
D’altro canto, la chiesa cattolica di Lucerna è adamantina nel dire che “Deus in machina” serve a riflettere sui limiti della tecnologia applicata al contesto della religione: poiché questo Gesù robotizzato potrà esprimere impeccabilmente i fondamenti del Vangelo e del catechismo, potrà conoscere a menadito ogni piega della dottrina teologica, potrà ammonire e consolare chiunque si rivolga a lui; potrà insomma essere pressoché infallibile come tutti i computer ma, quando andiamo in chiesa per palare con qualcuno, vogliamo rispecchiarci in un essere umano, in qualcuno che sbagli sempre come noi.