Incendi, vandalismi e petardi a Milano per la morte di Ramy Elgaml

Video Ansa

Questa notte a Milano nel quartiere Corvetto, periferia sud-est, un centinaio di ragazzi ha protestato per la morte di Ramy Elgaml. Il diciannovenne egiziano è deceduto nella notte tra sabato e domenica. Era alla guida di uno scooter e scappava da un’automobile dei carabinieri.

Le proteste sono iniziate nella serata di ieri. I disordini sono iniziati verso 22:30, quando i manifestanti hanno acceso roghi e si sono resi colpevoli di atti vandalici, in particolare contro la pensilina di una fermata dell’Atm e un bus della linea 93 fermo in strada. Ci sono stati lanci di bottiglie e petardi verso la polizia che ha risposto con cariche di alleggerimento e lacrimogeni. Un ventunenne montenigrino è stato arrestato e portato al carcere di San Vittore in attesa dell’interrogatorio di convalida.

Dopo gli scontri con la polizia, questa mattina è intervenuto su X il segretario della Lega e ministro delle Insfrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini: “Chi sfoga violenza e comportamenti incivili attentando alla vita di donne e uomini in divisa e mettendo in pericolo i cittadini è un delinquente da punire senza clemenza. Ma vi pare normale?”. E accusa quella parte della classe politica favorevole all’immigrazione con un velato riferimento anche alle decisioni di alcuni magistrati italiani di disapplicare il decreto sui “paesi sicuri”: “È questa la società che vogliono gli ‘accoglienti e solidali’? Altro che ‘provenienti da paesi a rischio’, sono loro a essere un rischio per il nostro paese”.

Questa è stata la terza manifestazione di solidarietà per il giovane: lunedì se ne era tenuta un’altra sempre a Corvetto, mentre quella di domenica sera si è svolta lungo via Ripamonti, dove Ramy è morto. Un’auto ha sfondato il blocco stradale causando quattro feriti lievi: in risposta i manifestanti hanno aggredito l’uomo alla guida e danneggiato il suo suv.

Secondo le ricostruzioni della polizia, Ramy era in sella a un Yamaha Tmax guidato un ventiduenne di origini tunisine, senza patente. I due si trovavano nella zona di corso Como e andavano contromano. Visti dai carabinieri, non si sono fermati al loro alt, da qui è nato l’inseguimento che si è concluso con la morte di Ramy dopo che lo scooter si è schiantato contro un muretto di cinta. Gli amici del ragazzo però, alcuni dei quali dicono di aver visto la caduta, ritengono che il Tmax sia stato investito dalla macchina dei carabinieri. Solo le immagini delle telecamere potranno rivelare la verità. Andrà chiarito e verificato il motivo per cui i ragazzi (tutti e due con precedenti penali) siano scappati dal posto di blocco, anche se gli inquirenti ipotizzano che avessero messo a segno un colpo perché i carabinieri hanno trovato una catenina d’oro, duemila euro in contanti, un coltello e uno spray urticante.

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