Il garante chiede formalmente una nuova votazione. L’ex premier rilancia convinto di vincere ancora: “Il ruolo dell’azzeccagarbugli lo lascio a lui. Torneremo a votare”. Alle consultazioni avevano partecipato oltre 50 mila militanti. L’ex ministro Toninelli lo difende: “Il sogno non è definitivamente morto”
Beppe Grillo non ci sta. Il fondatore, ormai esautorato, passa al contrattacco e chiede formalmente la ripetizione del voto degli iscritti espresso nell’assemblea costituente andata in scena a Roma nel weekend. Lo prevede lo statuto vigente e il comico ha deciso di esercitare le sue prerogative, dopo che le indicazioni dei militanti grillini hanno sostanzialmente affidato il Movimento a Giuseppe Conte, abrogando la figura del garante. L’annuncio del risultato è stato accolto ieri da un boato di giubilo. Nelle stesse votazioni il Movimento ha anche deciso di superare la regola del limite ai due mandati,
Pronta la risposta del leader M5s: “Beppe Grillo ha appena avviato un estremo tentativo di sabotaggio: ha chiesto di rivotare, invocando una clausola feudale che si trascinava dal vecchio statuto. Insomma, è passato dalla democrazia diretta al ‘qui comando io’ e se anche la maggioranza vota contro di me non conta niente”, si legge in un post Instagram di Giuseppe Conte. L’ex premier afferma che “potremmo contestare questa vecchia clausola” e vincere la battaglia legale. Ma “il ruolo dell’azzeccagarbugli lo lascio quindi a Grillo”. E ancora: “Noi preferiamo ancora e sempre la democrazia, la partecipazione, la vostra libertà di scelta. Per questo, dateci qualche giorno, e torneremo a votare sulla rete i quesiti sullo Statuto impugnati da Grillo”.
La notizia del ricorso era nell’aria già da un po’. D’altra parte le settimane che hanno preceduto la kermesse grillina sono state segnate da continui botta e risposta tra Conte e lo stesso Grillo, tra lettere, storie criptiche su whastapp, accuse e minacce di portare la contesa in tribunale.
“E’ una facoltà che lo statuto gli attribuisce, statuto che però gli iscritti ci hanno detto che va cambiato” perché quello di “garante effettivamente è un ruolo con dei poteri abnormi. Quindi Beppe ha la facoltà e le prerogative di fare e strafare quello che vuole, ma a un certo punto dovrà prendere atto di quello che la base vuole. Lo può fare, ma credo che sia controproducente anche per se stesso: noi siamo entrati nel Movimento perché lui ci ha insegnato che cosa fosse la democrazia diretta e questo è stato un esercizio meraviglioso di democrazia, che il mondo ci sta invidiando perché non l’aveva fatto nessuno prima”, è la versione della deputata Vittoria Baldino, tra i primi a commentare la scelta del fondatore parlando su La7. “L’indicazione degli iscritti è stata chiara: io gli sconsiglierei di fare la Democrazia Cristiana 2.0 con la battaglia sul simbolo e lo scudo crociato perché mi sembra davvero una fine ingloriosa”.
Sul fronte opposto, Danilo Toninelli difende invece la scelta di Grillo. “Cari movimentisti che oggi state soffrendo nel profondo vostro animo per l’eliminazione del garante, per l’eliminazione del limite dei due mandati, non disiscrivetevi dal M5S per rabbia”, ha detto l’ex ministro in un video social. “Ci sarà una nuova votazione che necessiterà del quorum e non è detto che venga raggiunto. E dopo ci sarà una votazione in cui il legittimo proprietario del simbolo farà valere la propria posizione e si riprenderà il simbolo. Il sogno è stato calpestato ma non è definitivamente morto”. In una storia su Whatsapp poi Toninelli ha anche postato la foto di una macchina per fare pop corn e ha scritto: “Sediamoci a goderci il neonato Movimento5mandati”