Praticamente sconosciuto fino a poche settimane fa, Georgescu è nostalgico del fascismo rumeno e apertamente antisemita. Tra due settimane sfiderà la liberale Lasconi. Ma già domenica prossima, alle legislative, il paese potrebbe subire un altro choc
Bruxelles. Nelle prossime due settimane la Romania vivrà uno dei momenti più importanti della sua storia post comunista, dopo che un candidato di estrema destra, ma pro russo e anti occidentale, Caline Georgescu, è arrivato nettamente in testa al primo turno delle presidenziali ieri. Lo choc potrebbe farsi sentire ben oltre i confini rumeni, raggiungendo il resto dell’Ue. Praticamente sconosciuto fino a poche settimane fa, formalmente indipendente, Georgescu è nostalgico del fascismo rumeno e apertamente antisemita. Al secondo turno tra due settimane dovrebbe sfidare la candidata liberale, Elena Lasconi, ex giornalista ed esponente di un partito anti corruzione, che sembra riuscita a superare di un soffio il primo ministro Marcel Ciolacu, leader del Partito socialdemocratico.
Per quanto ricopra un ruolo prevalentemente cerimoniale, il presidente della Repubblica in Romania ha poteri importanti nella politica estera e di sicurezza. E’ lui che rappresenta il paese dentro il Consiglio europeo e nei vertici della Nato. Con il 99,9 per cento dello scrutinio completato, Georgescu è in testa con 22,9 per cento dei voti. Né i sondaggi né gli exit poll avevano previsto questo terremoto. Il primo ministro Ciolacu era considerato il grande favorito del primo turno, ma si è fermato al 19,16 per cento. Nel corso della notte è stato superato dalla liberale Lasconi, che ha beneficiato di un forte sostegno tra gli elettori di Bucarest e della diaspora rumena, ottenendo il 19,17 per cento dei voti. Con una decina di seggi ancora da scrutinare i due sono separati da meno di mille voti. Un altro candidato di estrema destra, George Simion, si è piazzato al quarto posto con circa il 14 per cento dei voti.
Il Partito nazionale liberale, che appartiene al PPE e di cui fa parte il presidente uscente Klaus Iohannis, è precipitato al quinto posto: il suo candidato Nicolae Ciucă ha ottenuto meno del 10 per cento dei voti. Georgescu, che ha fatto prevalentemente campagna su TikTok, sostiene che l’Ue e la Nato non rappresentano gli interessi della Romania. Ex relatore speciale delle Nazioni Unite sui diritti umani legati alla gestione dei rifiuti pericolosi, Georgescu ha lodato pubblicamente Vladimir Putin e si è detto vicino alla cultura russa. Durante la campagna per il primo turno, si è presentato come il candidato di “quelli che pensano di non contare e in realtà contano di più”. Diversi esperti ritengono che la sua popolarità su TikTok sia stata alimentata da bot e troll russi. Ci sono interrogativi anche su chi abbia finanziato la campagna di Georgescu. Il secondo turno delle presidenziali si terrà l’8 dicembre. Ma i rumeni torneranno alle urne già domenica prossima per elezioni legislative, che potrebbero scuotere ulteriormente le fondamenta democratiche e filo occidentali del paese.