La Cpi e il crollo dell’ordine legale internazionale. Parla l’avvocato Ostrovsky

La decisione della Corte penale, secondo l’avvocato che ha dedicato la maggior parte della sua carriera alla difesa dei diritti umani, è “un regalo agli assassini del 7 ottobre che neppure Hamas avrebbe potuto mai immaginare nei suoi sogni”

La decisione della Corte penale internazionale è una moderna calunnia antisemita, mascherata da richiesta di giustizia”, dice al Foglio Arsen Ostrovsky, avvocato che ha dedicato la maggior parte della sua carriera alla difesa dei diritti umani. La decisione di spiccare un mandato di arresto per il premier israeliano Benjamin Netanyahu e l’ex ministro della Difesa Yoav Gallant era secondo lui attesa, scontata, dal momento della richiesta del procuratore Karim Khan. “E’ la più atroce e incosciente perversione della legge. Un regalo agli assassini del 7 ottobre che neppure Hamas avrebbe potuto mai immaginare nei suoi sogni”.

La prima reazione di Ostrovsky è stata provare a spiegarne l’importanza con paragoni storici: “Tracciare l’equivalenza tra i leader di uno stato democratico e Hamas non è diverso dall’equiparare Churchill e Roosevelt a Hitler dopo la Seconda guerra mondiale. E’ abominevole e incosciente”.

Ostrovsky spiega che la Corte penale internazionale “è stata istituita come ‘corte di ultima istanza’ con la missione di porre fine all’impunità per coloro che sono accusati di crimini atroci, non per le circostanze orwelliane dell’arresto di leader israeliani per aver risposto al peggior massacro di ebrei dall’Olocausto e al rapimento ancora in corso di 101 ostaggi ancora prigionieri a Gaza”. L’avvocato racconta di aver sperato nel buon senso, “nella ragione, nel rispetto per le norme del diritto internazionale. Pensavo che tutto questo avrebbe prevalso”. Il procuratore Karim Khan che ha mosso le accuse “è sotto una nube di inchieste per accuse di violenze sessuali, sembrava intenzionato a vendicarsi dei leader israeliani”. Non c’è correlazione tra le accuse di molestie e il procedimento all’Aia ma, come ha detto la Casa Bianca, c’è preoccupazione per come ha lavorato Khan Karim, il procuratore con la sua squadra era atteso in Israele per verifiche e ulteriori indagini. Non è mai salito sull’aereo che avrebbe dovuto portarlo in Israele e ha annunciato la sua accusa mettendo nello stesso comunicato Netanyahu, Gallant, il ramatkal (capo di stato maggiore) Herzi Halevi, i terroristi di Hamas Mohammed Deif, Yahya Sinwar e Ismail Haniyeh. Al momento dell’annuncio di Khan, i tre erano ancora vivi, Haniyeh è stato eliminato a Teheran a fine luglio, Sinwar a ottobre e l’esercito israeliano sostiene che anche Deif, soprannome di Mohammed al Masri, sia stato ucciso a Khan Younis in agosto, durante un’operazione organizzata nel dettaglio sapendo della sua presenza in una villa nella città del sud della Striscia di Gaza. Questa settimana il mandato d’arresto della Corte è stato spiccato per Netanyahu, Gallant e Deif. Halevi alla fine non è stato ritenuto responsabile delle accuse del procuratore, secondo le quali Tsahal compiva attacchi deliberati contro i civili. Il premier e l’ex ministro della Difesa sono accusati di aver usato la fame come strumento di guerra. Dopo la morte certificata di Sinwar e Haniyeh non è stato ritenuto di spiccare mandati di arresto contro di loro, rimane Deif, anche lui mente del 7 ottobre, la cui morte non è stata confermata da parte di Hamas.

La Corte non ha emesso una sola sentenza, ma ha diviso il mandato per i leader israeliani da quello per il terrorista ritenuto colpevole di aver organizzato un massacro con volontà di sterminio, ma il messaggio non cambia: per la prima volta, i funzionari di un paese democratico sono ricercati dalla Corte penale internazionale, in un contesto di isolamento crescente di Israele: “Acconsentendo alla richiesta di Khan, la Cpi ha firmato la campana a morto per la sua stessa legittimità e, in ultima analisi, è il crollo dell’ordine legale internazionale”, dice Ostrovsky. La Corte ha l’autorità per emettere mandati d’arresto, ma non ha poteri effettivi, i ricercati comunque sarebbe dichiarati colpevoli o innocenti dopo un processo che ovviamente non c’è ancora stato e ci sarebbe soltanto nel caso in cui Netanyahu o Gallant decidessero di consegnarsi o uno stato aderente allo statuto di Roma, il trattato istitutivo della Corte penale, che li arrestasse. I paesi europei, inclusa l’Italia ed esclusa l’Ungheria, hanno detto che se Gallant o Netanyahu si trovassero sul loro territorio procederebbero all’arresto, anche se non tutti condividono la decisione della Corte. Lo spazio delle alleanze potrebbe restringersi, la capacità di Israele di difendersi anche, e Ostrovsky guarda oltre, al ricasco sulle altre democrazie: “Questa decisione limiterà gravemente la lotta di ogni democrazia contro il terrorismo islamico radicale. Tutti quei paesi che credono nello stato di diritto e nella ricerca della giustizia, devono pronunciarsi contro questo osceno abuso delle fondamenta stesse dell’ordine legale internazionale”.

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  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Nel Foglio cura la rubrica EuPorn, un romanzo a puntate sull’Unione europea, scritto su carta e “a voce”. E’ autrice del podcast “Diventare Zelensky”. In libreria con “La cortina di vetro” (Mondadori)

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