Il teatro dell’Opera si rinnova, al via la stagione

Dal 27 novembre si apre un anno ricco di spettacoli, eventi per la città e grandi nomi internazionali, rendendo Roma sempre più “Caput Musicae”

Da qualche anno, una data segna l’inizio della stagione musicale nel teatro lirico della Capitale: il 27 novembre è il giorno del Teatro dell’Opera. Qui, in verità, non si sono mai fermati perché da poco si è chiuso il sipario sugli ultimi spettacoli dello scorso cartellone, tra i quali quello con Esa-Pekka Salonen alla guida della Philharmonia Orchestra. Sta per inaugurarsi un’altra stagione ricchissima di appuntamenti, con l’obiettivo sempre più marcato di rendere l’Opera la casa musicale dei romani: un luogo dove trovare “ristoro” all’interno di una vita complessa come quella di una grande capitale. Il Direttore Musicale, Michele Mariotti, e il sovrintendente Francesco Giambrone hanno sempre spinto in questa direzione, cercando di rafforzare tutte quelle iniziative che mettessero in collegamento il Teatro e la Città: dalle anteprime per i giovani alle linee Atac riservate, fino alle giornate aperte e, ancor più importanti, alle notti a teatro, un’iniziativa celebrata anche sulle colonne del New York Times.

Anche quest’anno, pertanto, ci sono tutti gli ingredienti per fare le cose in grande ed esplorare nuovi territori. “Vogliamo spaziare – dice Giambrone – dal barocco ai giorni nostri, esplorando i linguaggi della scena contemporanea, i capolavori del Novecento ma anche il grande repertorio, con una particolare attenzione per il recupero di quella tradizione artigianale che ha reso il nostro teatro e l’arte scenografica italiana celebri nel mondo”. Sicuramente sarà anche una stagione che andrà “in giro” per Roma: Caracalla rimane l’appuntamento estivo per eccellenza ma i concerti si terranno anche alla Nuvola di Fuksas, alle Terme di Diocleziano e al Teatro Nazionale. È proprio da qui che inizia la marcia d’avvicinamento che ci porterà all’inaugurazione del 27 novembre con il Simon Boccanegra di Giuseppe Verdi. Quest’anno la “prima” è preceduta da Il sogno di Simon Boccanegra (sabato 23 ore 20 e domenica 24 ore 18), uno spettacolo teatrale prodotto dal Teatro Patologico, un movimento creato da Dario D’Ambrosi che punta “all’integrazione delle abilità della persona con disabilità nel contesto delle Arti tutte”.

Non solo: lunedì 25 alle 17:30 l’Università La Sapienza ospita un dialogo tra Michele Mariotti, il musicologo Fabrizio Della Seta e il professor Franco Piperno. Roma diventa così “Caput Musicae”, dove approdano alcuni tra i nomi più importanti a livello internazionale. Nel corso dell’anno ci saranno Peter Sellars, Romeo Castellucci e Calixto Bieito, oltre a Richard Jones, che cura la regia del Simon Boccanegra. E ancora, i direttori James Conlon, Henrik Nánási, Rinaldo Alessandrini e Roberto Abbado; le voci di Anna Netrebko, Eleonora Buratto, Angela Meade, Luca Salsi, Corinne Winters, Yusif Eyvazov e Gregory Kunde. Sono inoltre previsti gli omaggi ai coreografi John Cranko, Pierre Lacotte e Roland Petit. Una proposta vastissima che si sviluppa all’interno dell’Anno giubilare: tutta la programmazione dell’Opera tiene conto di ciò che accadrà nei prossimi mesi nell’Urbe, un flusso continuo di persone di tutte le età, provenienti da ogni parte del mondo, che potranno così viverla appieno, non solo nei momenti specificamente religiosi.

Offrire allora una proposta diversificata, precisa e attraente significa saper generare valore, innescare meccanismi virtuosi che potrebbero moltiplicarsi e replicarsi nel tempo, costituendo modelli di collaborazione,organizzazione e promozione da custodire per il futuro. Come è da custodire il messaggio che accompagna il Simon Boccanegra, una delle opere dalla “tinta” più scura che Verdi abbia mai scritto: la morte, le passioni torbide e inespresse, il tradimento che accompagnano le dinamiche della politica e, spesso, della vita quotidiana non sono mai l’unica possibilità. C’è anche la via dell’amore, quella che si apre alla fine della vicenda, una strada impossibile (?) ai “volti del potere”.

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