Il bebè Salvini. Scavalca Meloni su Netanyahu, ma deve fare marcia indietro. Zaia lo insegue. Le nomine a Fs

Fa infuriare la premier, che interviene con nota, dice a Zaia: “Il terzo non lo avremo mai”, su Fitto fa l’antitaliano e segue Schlein. Sta cambiano i vertici di Anas e Ferrovie. L’asse con Donnarumma

Giorgia Meloni disse una volta di Salvini: “Non è cattivo, è solo un situazionista”. Parla quando deve tacere, tace quando deve parlare. Ma quale Veneto e Veneto… si occupa di politica estera al posto dei treni merci, spalma nutella, cambiali di fedeltà, in Anas e Ferrovie. In un giorno, due capriole, e una frase che vuol dire zero. Va a Torino, all’Anci, e dice, alle 10.30, che lui “darebbe il benvenuto a Netanyahu in Italia”. Palazzo Chigi chiarisce che sul mandato di cattura del premier israeliano “parla Tajani”. Se solo Meloni avesse Salvini per le mani, questa volta gli mette il ciuccio: bebè Salvini.

Alle 13.15, il “benvenuto” di Salvini si trasforma in “faremo sintesi con Meloni. E’ una questione internazionale”. Le ha prese.

Alle 16.09 arriva la nota ufficiale di Meloni, parla lei: “Approfondirò la sentenza della Corte Penale”. Anticipa che porrà il tema in sede G7, che “le motivazioni dovrebbero essere sempre oggettive e non politiche” e che il punto fermo è che “non c’è equivalenza tra le responsabilità dello stato di Israele e l’organizzazione terroristica di Hamas”. Le ha prese. Due volte. Da Chigi chiedono a Salvini come faccia a non votare Fitto, la Commissione, dopo aver dato dell’antitaliana a Schlein?”. I quotidiani della destra da settimane sputazzano Schlein, e Salvini la copia.

Alle 13,58 il “non voto” della Lega a Fitto diventa una frase sarchiapone, che significa nulla: “Sosteniamo Fitto, ma nessuna carta bianca a von der Leyen”. Ma che vuole dire? O vota Ursula e Fitto, insieme, o non vota. Imbroglia ancora. I giornalisti gli domandano del congresso lombardo, dopo che il Foglio ha spiegato che il king maker frisella è un senatore di Lecce, e anche in questo caso fa capriola: “Arriveremo al nome unitario”. Ormai lo sbronza pure la camomilla. Dichiara a bis-giornali che “vuole il terzo mandato per Zaia” ma è una menzogna. La verità è a rilascio lento. Al federale della Lega, rivolgendosi a Zaia, Salvini è come se lo avesse accoltellato quando gli ha intimato “ora basta”, “il terzo mandato l’ho chiesto a Meloni una volta, la seconda, la terza. Lo farò la quarta. Ma ti annuncio che Meloni non ce lo darà. Non lo vuole nessuno. Non lo vuole Schlein. Lo vuoi capire? Voglio ricordarti che la regione dove FdI cresce di più è il Veneto”. Lo ha sfidato a casa sua. Se a Zaia gli avesse dato della “zecca” lo avrebbe ferito meno. Chi glielo va a dire ai leghisti veneti che Urso, il ministro del Made in Italy, di FdI, sta già spedendo pacchi a Venezia? Chi glielo dice che in Campania e in Puglia, questo terzo mandato, con una scappatoia regionale, se lo prenderanno De Luca ed Emiliano, che aspetta un’interdittiva contro Decaro per ricandidarsi? Anziché implorare Meloni, spiegarle, “o mi lasci il Veneto o Zaia non ci farà governare, ci renderà la vita impossibile, anche a te”, chiede la Campania per Giampiero Zinzi o in alternativa per il compagno della sottosegretaria, Castiello, il rettore della Vanvitelli, Nicoletti.

I vecchi amici, i veri, li ha persi tutti per strada, a viale del Salvini. Si è allontanato da Casanova, mister Papeete, e sta cercando una spalla-tecnica per affrancarsi da Rixi, il vero ministro dei Trasporti. Senza avvisare Meloni, bebè Salvini e l’ad di Ferrovie, Donnarumma, il tecnico, stanno per spostare l’ad Aldo Isi, l’uomo che ha salvato e fatto grande Anas, in Rfi, e quello di Rfi, Strisciuglio lo mandano al posto dell’ad di Trenitalia, Corradi. Salvini crede di essere l’amore di mamma Meloni, ma Meloni tutt’al più gli lascerà addobbare la culla a dondolo. In FdI dicono già: “Se ci sarà Zaia al posto di Salvini, per noi non cambia nulla”. La buonanotte gliela canteranno in veneto, Vannacci lo porterà a giocare con la decima. Il trenino di latta sarà il regalo di zio Tajani.

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  • Carmelo Caruso
  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio

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