I pentastellati hanno votato contro il decreto e non vogliono assumersi la responsabilità della legge, emanata dal governo Conte I, che ha consentito una maggiore flessibilità per la realizzazione dei progetti ora bloccati dalla magistratura
Che l’Alleanza Verdi e Sinistra abbia votato contro il decreto “Salva Milano” approvato dalla commissione Ambiente della Camera (ora in discussione in Aula) è nella natura delle cose. Che lo abbiano fatto i Cinque stelle è paradossale. Per un semplice motivo: il M5s era a Palazzo Chigi (governo Conte II) quando nell’estate del 2020, cioè in piena pandemia, fu varato un decreto legislativo poi trasformato in legge (76/2020) che negli ultimi quattro anni è stato la base giuridica della deregulation urbanistica che la procura di Milano contesta al comune e ai costruttori. Contemporaneamente veniva lanciato il Superbonus, che si è rivelato un disastro per i conti pubblici.
C’era il Covid che aveva bloccato tutto e il governo Conte individuò nell’edilizia la leva per far ripartire l’economia, ma occorrevano procedure accelerate e il fatto che la legge 76 prevedesse la possibilità di abbattere e ricostruire edifici esistenti anche con aumenti di volumetrie e modifiche della forma preesistente (altezza) con una semplice Scia e senza richiedere un piano attuativo era proprio un modo per ottenere un risultato in tempi brevi. Ora, giusta o sbagliata che fosse quella scelta, i pentastellati non vogliono assumersene la responsabilità fingendo quasi di essere del tutto estranei al dl 76, che di certo non è l’unica normativa a comporre l’articolato quadro di regole urbanistiche che ha guidato la rigenerazione urbana milanese, ma ne rappresenta la cornice nazionale e, sicuramente, lo strumento legislativo che ha consentito la maggiore flessibilità alla realizzazione dei progetti bloccati dalla magistratura.
Per questa ragione il “Salva Milano” non è passato nella passata versione di condono: il sindaco Beppe Sala si è battuto per un’interpretazione “autentica” della legge in materia urbanistica, che è arrivata, dopo tante peripezie, con il voto favorevole di centrodestra e Pd, che non hanno fatto un “inciucio” ma si sono semplicemente assunti la responsabilità delle conseguenze di una legge approvata nel 2020. Dal governo di Giuseppe Conte.