Tajani sul mandato d’arresto per Netanyahu: “Valuteremo con alleati. La corte non svolga ruolo politico”

Il ministro degli esteri italiano commenta il verdetto del tribunale dell’Aia contro il premier israeliano e il suo ministro della Difesa: “Vedremo i contenuti della decisione”. “Una sentenza politica filo-islamica” insorge la Lega, mentre dall’opposizione il Pd dice che “l’Italia ha il dovere di adeguarsi alle sue decisioni”

“Sosteniamo la Corte, ricordando sempre che la Corte deve svolgere un ruolo giuridico e non un ruolo politico. Valuteremo insieme ai nostri alleati cosa fare e come interpretare questa decisione”. È il commento del ministro degli Esteri, Antonio Tajani, al mandato di arresto che la Corte penale internazionale ha emesso nei confronti del premier israeliano Benjamin Netanyahu e del ministro della Difesa, Yoav Gallant.

Tajani ha sottolineato che “Hamas è un’organizzazione terroristica” e che “bisogna separare bene le cose”, riferendosi al fatto che la Corte ha emesso mandati d’arresto anche nei confronti di alcuni leader di Hamas. Per questo, ha detto, “vedremo quali sono i contenuti della decisione e le motivazioni che hanno spinto a questa decisione la Corte”. La Lega invece è più critica verso la decisione della Corte: “Richiesta assurda, una sentenza politica filo-islamica, che allontana una pace necessaria”, dicono fonti interne al partito.

Il verdetto del tribunale dell’Aia non ha nessun effetto concreto finché Netanyahu o Gallant non si recano sul territorio di uno dei paesi membri della Corte. In quel caso, sono i singoli paesi a decidere se dare seguito al mandato d’arresto oppure no. A riconoscere la corte sono 124 paesi. Altri 32 Paesi, tra i quali Stati Uniti, Israele e Russia, hanno firmato il trattato di costituzione della Corte ma non l’hanno mai ratificato.

Le opposizioni chiedono di abbassare i toni e di rispettare le decisioni del tribunale dell’Aia: “E’ partito l’attacco alla Corte Penale Internazionale, per il mandato di arresto a Netanyahu – scrive su X il responsabile esteri nella segreteria del Partito democratico Peppe Provenzano – La Cpi è un’acquisizione fondamentale della giustizia internazionale, fondata sullo Statuto di Roma. L’Italia ha il dovere di rispettarla ma anche quello di adeguarsi alle sue decisioni”.

Il presidente del Movimento 5 stelle Giuseppe Conte in un post su Facebook accusa la “politica vile” che “continua a mettere la testa sotto la sabbia” ed è d’accordo con la Corte per aver emesso la condanna contro Netanyahu e Gallant “dopo la carneficina di palestinesi a Gaza: circa 44 mila vittime, la metà donne e bambini. Uno sterminio che chiama a responsabilità non solo chi ha agito ma anche chi ha fatto finta di niente o non ha fatto abbastanza per impedirlo”. E chiede ancora una volta “l’embargo delle armi a Israele e forti e incisive sanzioni commerciali, economiche e diplomatiche per fermare questo scempio. Due popoli e due stati per Israele e Palestina, basta coperture politiche e militari per la follia criminale del governo israeliano”. Secondo il deputato Nicola Fratoianni di Avs, “è una notizia enorme il mandato di arresto per Netanhyau e Gallant da parte della Corte Penale Internazionale: è arrivato il momento che la comunità internazionale e le cancellerie occidentali siano conseguenti. Non solo per rispettare il diritto internazionale ma anche di fronte alla storia: fermare il genocidio del popolo palestinese è un imperativo morale e politico. È ora di fermare i crimini di guerra di Netanyahu”.

“Da sempre abbiamo sostenuto che l’unica soluzione al conflitto tra israeliani e palestinesi risiede nella formula due popoli due Stati. È una soluzione che tuttavia non può essere raggiunta a colpi di mandati di cattura, ma che richiede un’inclinazione a quel compromesso che da sempre costituisce la sostanza di ogni trattato internazionale“, dicono in una nota Raffaella Paita e Ivan Scalfarotto, esponenti di Italia viva.

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