Bonanni: “Landini danneggia la Cgil”

L’ex segretario Cisl: “Con questo proclamare continuamente scioperi la sta relegando ai margini: è una mutazione genetica pericolosa”

Il proclamare continuamente scioperi non appartiene alla cultura del sindacalismo confederale. Maurizio Landini così non fa altro che inseguire il più becero populismo. Una scelleratezza che relegherà sempre più la Cgil a un ruolo marginale”. Non usa formule diplomatiche Raffaele Bonanni. L’ex segretario della Cisl in questo colloquio col Foglio vuota il sacco fino in fondo. Altro che necessità di inseguire la “rivolta sociale”, come professato e suggerito da Landini avvicinandosi allo sciopero generale di fine novembre. “Io credo che stia facendo dei danni, perché lo sciopero continuo è uno strumento che spesso è stato adoperato dai sindacati autonomi, che però non si sono mai sottoposti a un criterio fondamentale del sindacalismo conferederale: ovvero che il raggiungimento dei propri interessi deve conciliarsi agli interessi generali. E invece decisioni di questo tipo rappresentano proprio la modificazione genetica del sindacalismo che non richiede più la comprensione e il collegamento con i cittadini ma il perseguimento di obiettivi personali, squisitamente politici, che prescindono troppo spesso dalle condizioni e gli interessi del lavoro”. Una postura d’opposizione che Cgil e Uil hanno dimostrato di mantenere anche in seguito alle richieste arrivate dal Garante per gli scioperi, che ha contestato a Landini e Bombardieri di aver proclamato la mobilitazione generale anche in settori come la giustizia o la sanità dove altri scioperi si sono tenuti a meno di dieci giorni dalla data del 29 novembre (quello dei sanitari c’è stato proprio ieri). Un richiamo alla responsabilità a cui le due sigle hanno risposto, in sostanza, picche.

E’ esattamente quello che dicevo prima. La base del sindacalismo confederale è sempre fare di tutto per trovare un consenso trasversale, tra tutti i ceti sociali. Non è un fatto di poco conto. Non si può pensare di perseguire una propria strada autonoma pur di inseguire istinti populistici che mettono a repentaglio i servizi essenziali e creano disagi alla cittadinanza”. Tutti discorsi di buonsenso che evidentemente dal lato di Cgil e Uil s’è scelto di ignorare con studiata strategia. Secondo Bonanni è una tendenza che non deve stupire: “Quello che fa Landini è qualcosa che abbiamo visto fare a diversi leader politici populisti. Ovvero elencare tutti i problemi senza interessarsi a trovare uno straccio di soluzione. Anzi, proponendo tutta una serie di cose irrealistiche, che ad esempio, sulla legge di Bilancio, non tengono minimamente in considerazione la questione dei costi, delle scelte da fare. Ma il sindacato ha in sé una tradizione così vasta che questo atteggiamento così superficiale, pretestuoso, non se lo può permettere”.

In cosa Landini e Bombardieri hanno reso evidente la strumentalità d’opposizione del loro operato? “Sinceramente a me preoccupa vedere un sindacato che non elabora una minima strategia su un tema così vasto come l’energia, in un paese trasformatore come il nostro in cui questa dovrebbe essere una priorità assoluta”, analizza Bonanni. “Si è stati tolleranti se non complici di posizioni che hanno fatto sì che il nostro paese non avesse un piano energetico, fino a distruggere il nucleare, che è l’unica energia pulita. E meno male che si riempiono la bocca di discorsi sulla transizione energetica”. Ma non solo. “Anche su un tema così vasto come lo smart working, su cui Cgil e Uil si sono mostrati più dialoganti, s’è evitato di fare un qualsiasi ragionamento sui carichi lavoro, sulla produttività invece che sulle ore. Da parte loro non c’è alcuna spinta nell’affrontare l’innovazione. E invece la cultura confederale del sindacato dovrebbe garantire non solo migliori condizioni ma anche una corretta gestione dei fattori di sviluppo. Cgil e Uil su questo continuano a rifugiarasi in un’opposizione politica perenne. Per questo dico che è in corso una mutazione genetica molto pericolosa”.

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  • Luca Roberto
  • Pugliese, ha iniziato facendo vari stage in radio (prima a Controradio Firenze, poi a Radio Rai). Dopo aver studiato alla scuola di giornalismo della Luiss è arrivato al Foglio nel 2019. Si occupa di politica. Scrive anche di tennis, quando capita.

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