La petizione lancia subito l’allarme perché i due impianti “rischiano di essere trasformati in spazi privati, accessibili solo a pochi”. Ma ci sono due problemi: oltre ai lunghi tempi di realizzazione, i due centri balneari richiedono un investimento di quasi 20 milioni di euro l’uno
E’ lodevole la sensibilità dei cittadini di fronte a un bene pubblico che non funziona. Lo è un po’ meno quando c’è anche la pretesa di indicare al Comune le vie da seguire per risanarlo. Se poi le ricette indicate, o meglio quasi imposte, sono datate e di difficile esecuzione sorgono dubbi sull’opportunità dell’iniziativa che riguarda due piscine, Argelati e Scarioni chiuse rispettivamente dal 2022 e dal 2018. Una lettera scritta dai docenti del Politecnico di Milano Antonio Longo e Alessandro Coppola e sottoscritta da 200 personalità del mondo universitario, medico e sportivo tra cui il sociologo Maurizio Ambrosini, l’ex pallavolista nazionale Andrea Zorzi, gli ex assessori della giunta Pisapia Chiara Bisconti allo Sport e Alessandro Balducci all’Urbanistica, Vittorio Agnoletto e Marco Cappato ha trovato una sponda nel sito saichepuoi.it e ha raccolto finora altre 4.155 firme. La petizione lancia subito l’allarme perché i due impianti “rischiano di essere trasformati in spazi privati, accessibili solo a pochi”. Quindi chiede al comune e ai municipi di “riaprire i centri balneari Scarioni e Argelati con un progetto a guida pubblica che garantisca l’accesso a tariffe comunali e preservi la destinazione degli spazi” e di “aprire alla balneazione estiva e gratuita il lago del Parco Nord a Niguarda (progettato per essere balneabile, ma mai aperto) e la Darsena (con le adeguate misure di sicurezza)”. C’è anche spazio per una dichiarazione di principio: “Valorizzare il tema dell’acqua come fonte di refrigerio delle superfici nella progettazione degli spazi pubblici della città”.
Il testo ha quantomeno il pregio di essere chiaro: il comune deve farsi carico di erogare questo tipo di servizi, per il privato non dev’esserci spazio, neppure sotto forme del PPP, il Partenariato pubblico privato su cui invece vuole fare leva Palazzo Marino per rilanciare i centri balneari in difficoltà. Tant’è che questo strumento è già stato impiegato per il Lido di piazzale Lotto affidato nel 2021 agli spagnoli di GoFit e lo sarà anche per gli altri due impianti, come spiega l’assessora allo Sport Martina Riva: “Una riqualificazione interamente pubblica degli impianti sportivi si espone a due tipi di problemi. Il primo: da dove togliamo i soldi da destinare alla riqualificazione? Sia Scarioni sia Argelati, per poter riaprire, richiedono un investimento di quasi 20 milioni di euro l’uno, il Lido addirittura 25. Per intenderci: con 20 milioni si realizza una scuola o si assumono 400 nuovi agenti di polizia locale. Il secondo: la progettazione pubblica ha inevitabilmente dei tempi lunghi. Se partissimo oggi, servirebbero almeno altri 6 anni. E un progetto che viene concepito oggi, ma che vede la luce solo tra sei anni, rischia, tra l’altro, di nascere già vecchio”. Quanto alle tariffe il cui aumento è paventato nella petizione, l’assessore risponde citando l’esempio del Lido: “Le tariffe concordate con GoFit prevedono 60 euro al mese di abbonamento individuale e 89 euro al mese per un abbonamento famigliare. E questo, sia chiaro, a prescindere dal numero di componenti del nucleo familiare. Quindi se una famiglia ha 3 figli pagherà comunque, in totale, 89 euro al mese di abbonamento. Non credo ci sia molto da aggiungere: è evidente che si tratta di tariffe sostanzialmente in linea con quelle di Milanosport”.
Un’altra esperienza nell’ambito del PPP riguarda il Centro balneare Caimi, meglio conosciuto come Bagni Misteriosi, collegato con il Teatro Parenti. Chiuso nel 2007 viene affidato dal comune, che non aveva le risorse per la riqualificazione, alla Fondazione Pier Lombardo con una convenzione stipulata nel 2013 che prevede la concessione fino al 2029. Con il risultato che ha riaperto diventando una delle piscine più attrattive della città: “Siamo sempre pieni, al limite della capienza – assicura al Foglio Andrée Ruth Shammah – ma facciamo fatica ad andare avanti: per la ristrutturazione abbiamo investito 13 milioni di euro che non riusciamo a recuperare, abbiamo l’onere delle manutenzioni ordinarie e straordinarie che sono molto ingenti”. Per la fondatrice del Parenti la soluzione è di sostenere di più il privato rivedendo la convenzione: “Consentirci di aumentare le tariffe di 1 euro ci darebbe ossigeno, oppure va bene un sostegno del comune sugli interventi straordinari”.