Il Conte rottomato. È nella morsa Rai-Schlein e sta perdendo anche la Vigilanza. Al posto di Agnes la carta Todini

La destra vuole ancora i suoi voti per eleggere Simona Agnes presidente Rai, e diserta la Vigilanza Rai, guscio ormai vuoto. Conte resiste ma si lascia intervistare da Rai News. Il “veleno” di Schlein

Roma. Il Pd comincia a chiamarlo “Conte, il de cuius”. Lo hanno logorato la Rai, l’Umbria e il latino. Giuseppe Conte ha perso il quid: se tratta con la destra, lo sfratta la sinistra, se non negozia con la destra, non ha che farsene della Vigilanza. Per ottenere l’eredità Conte, i voti che servono a eleggere Simona Agnes, presidente Rai, la cantina di FdI, Rai News, martedì sera, gli ha consegnato il microfono per sei minuti imbarazzanti. Forza Italia gli sussurra: “Il Tg3 è dolce, vuoi?”. I tentativi, per eleggere Agnes (l’alternativa è Luisa Todini) sono andati a vuoto, la memoria del padre, Biagio, viene insozzata. Il prossimo presidente Rai rischia di farlo Roberto Natale, di Avs. Conte si sta raiottamando.

Ancora uno. Elly Schlein ci sta portando via anche lui, Conte il de cuius. Alla Camera, Vinicio Peluffo, la vedetta lombarda del Pd, membro in Vigilanza, promette che se il M5s vota Agnes, “cambia tutto”, FdI, come il diavolo nel deserto, propone: “Se Conte non vota Agnes è finito, mentre se vota Agnes ci guadagna il Tg3, con Senio Bonini direttore, e forse una direzione per Gueli, attuale vicedirettore del Tgr. Accetta?”. Conte è in pellicceria Rai, l’uncinetto di Claudia Mazzola, la prima esploratrice del M5s, di questa tv balocco, oggi presidente di Rai Com, che cumula due incarichi (è anche presidente dell’Auditorium di Roma) e che cena con Gianni Letta. E’ la talent scout di Cristina Prezioso, la vicedirettrice di Rai News, la cantina di Paolo Petrecca (battuta ormai dal TgCom di Mediaset che costa un decimo) il direttore che querela, irretisce, chi scrive del suo tg podestà. Solo per ricordare come funziona in Rai, serve sempre, Prezioso è stata nominata vicedirettrice in quota e ha scoperto di essere vicina al M5s quando Mazzola ha chiesto in corridoio: “Ma a Rai News chi possiamo mandare come vice?”. Martedì sera, Prezioso ha intervistato per sei minuti, sei, Conte, un assolo, e lo ha fatto parlare di “riossigenazione” del M5s, di questi “Stati generali del M5s” (Conte come Filippo il Bello). In regia sono stati capaci di sbagliare il sottopancia, “Antonio Conte”, al posto di Giuseppe, a ulteriore prova di quanto siano pensate queste interviste (perfino l’Unirai il sindacato della destra futurista ha contestato l’intervista). Ecco, da quasi due mesi, Forza Italia attende che finisca la passione di Conte e garantisce che dopo “gli Stati generali del M5s, vota Agnes”. E’ vero? Michele Gubitosa, il vice di Conte, el Sancho magro, ci spergiura che è “falso. Parola mia!” e Dario Carotenuto, capogruppo del M5s in Vigilanza (scrive sempre comunicati, le sue lettere della Persia) ci prende per malandrini: “Noi del M5s abbiamo una parola. Una. Agnes no”. Se è vero quanto dice el Sancho magro, Gubitosa, il governo come ne esce? Si parla di Luisa Todini, ex presidente di Poste, per sostituire Agnes, se Agnes dovesse essere ancora bocciata, ancora maltrattata, e non lo merita. Ma a quel punto si dovrebbe far dimettere Agnes, nominare Todini e ricompensare perbene Agnes. Un inferno. E’ da ottobre che la Vigilanza Rai viene convocata inutilmente per eleggere il nuovo presidente Rai. La Vigilanza è guidata da Barbara Floridia, senatrice del M5s a cui Conte ha fatto credere di essere la nuova Lina Merlin, una che per non rinunciare alla carica sarebbe capace di far votare il Gabibbo alla guida di una partecipata di stato. Il sogno di Pannella, abolire la Vigilanza Rai, l’estinzione del tribunalino, si è fatto realtà. Se la maggioranza non partecipa ai lavori, anche la carica di Floridia diventa una carica vacante: è come non presiedere nulla. Quanto può continuare? Il presidente Rai al momento è il consigliere più anziano, il leghista Antonio Marano, ex direttore del Tg2, direttore commerciale di Milano-Cortina (171 mila euro di stipendio) in aspettativa fino a dicembre (la carica da presidente Rai è incompatibile, quella da consigliere Rai no). Se Marano lascia la presidenza, il più anziano resta Roberto Natale, ex segretario dell’Usigrai, nominato in quota Fratoianni-Bonelli. Marano non ha nessuna intenzione di rinunciare al suo primo stipendio, che cumula con il gettoncino da consigliere cda Rai (oggi si proroga il contratto del direttore del Tg1, Chiocci). Da presidente, Marano è l’ilarità della Rai perché non fa che ripetere: “Ah, ai miei tempi”. E infatti ai tempi di Marano la Lega non si permetteva di spadroneggiare, non si permetteva di trattare come un panno usato Marcello Ciannamea, il direttore del Prime time, altro leghista, che lo sgherro di Salvini, il sottosegretario Morelli, vuole mandare alla Kolyma (non è della sua corrente). Salvini ha ben altri problemi, cerca di far scornare Toccalini e Romeo in Lombardia, al congresso del 15 dicembre (è stato fissato) e neppure sa che gli stanno consegnando un’ ulteriore carica, il mega direttorone del polo unico dei registi. Si scrive “Salvini assediato” ma l’unico finito a vicolo stretto è Conte. Schlein lo ha avvelenato di tv. Gli ha fatto bere la pozione Rai fino a degradarlo a montatore del suo film: Sciuscià.

Carmelo Caruso

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio

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