Il fumo nucleare di Putin negli occhi dell’occidente

Le minacce serie di ritorsione della Russia sono ovviamente a Kyiv e anche in medio oriente nelle mani degli houthi. Segnali alle navi americane

La guerra nucleare sui quotidiani russi non è iniziata. Le testate rimaste aperte e quindi fedeli al regime hanno scritto e analizzato il cambiamento firmato da Vladimir Putin della dottrina nucleare che non viene definita “nuova”, ma “rivista”. L’analisi generale è che la soglia per arrivare all’utilizzo delle armi nucleari si è abbassata di parecchio, ma non saranno i missili a lungo raggio Atacms o Scalp o Storm Shadow a portare Mosca e il mondo al punto di non ritorno. Il messaggio è semplice: la stampa vuole che passi l’idea che la Russia verrà colpita, ma non si pone il problema perché la fine del bando per colpire il territorio russo e gli attacchi che ci sono stati nelle regioni di Brjansk e Kursk non sono determinanti per cambiare la guerra. Ci sono testate giornalistiche da osservare con particolare attenzione per capire dove va il Cremlino, tra queste c’è il settimanale Argumenty i Fakty che propone analisi di politica estera, editoriali importanti e interviste.



L’ultimo numero chiamava in causa il generale Evgeni Buzhinski che all’indomani del primo attacco con gli Atacms sminuisce il loro valore in guerra per due ragioni. La prima è che saranno dozzine e non centinaia, quindi un numero poco rilevante per creare dei grandi danni. La seconda è che Mosca è capace di abbatterli. Riguardo alla dottrina nucleare, Buzhinski ammette che la soglia si sia abbassata e non di poco, ma ritiene che l’azzardo dei leader occidentali, chiamati “loro”, sia perfettamente calcolato: “Non credono che la Russia userà armi nucleari per rispondere ad attacchi che loro stessi ritengono insignificanti”. La televisione di propaganda usa invece altri linguaggi, è pronta a lanciare minacce spaventose in risposta a qualsiasi attacco, anche leggero, racconta che l’occidente collettivo è in guerra contro la Russia e prima o poi la Russia dovrà rispondere come si deve, ma sull’argomento nucleare rimane più vaga, a segnale del fatto che il cambiamento della dottrina è stato un gesto pensato per un pubblico occidentale, per aumentare la pressione sui governi, per esacerbare la stanchezza di chi la guerra non la combatte, ma da più di mille giorni chiede che finisca.



Mosca attuerà la sua ritorsione per la decisione degli Stati Uniti, del Regno Unito e anche della Francia di lasciare che i loro missili a lungo raggio colpiscano il territorio russo, ma al di là della minaccia nucleare che per il momento rimane più una misura psicologica contro l’occidente, saranno altri i metodi che sceglierà. I primi a farne le spese saranno gli ucraini che in queste ore attendono grandi attacchi: ieri l’ambasciata americana a Kyiv ha chiuso al pubblico e ha raccomandato agli americani di non sottovalutare le sirene antiaereo che, a volte, chi vive nel paese tende a ignorare per poter continuare a svolgere una vita fintamente normale – sono molto frequenti e non sempre precise. Questa volta, secondo le valutazioni di Washington, sarà diverso e ai cittadini è stato chiesto di andare nei rifugi. Anche l’ambasciata italiana, come altre, ha chiuso e diramato lo stesso avviso.



La stampa russa non va presa sul serio, ma va spesso guardata in controluce perché oltre alla propaganda può lasciare intravedere le intenzioni del Cremlino. Il generale Buzhinski nel dire i lanci dell’esercito ucraino in territorio russo con i missili occidentali non sono abbastanza per sollecitare una risposta nucleare sposta lo sguardo verso il medio oriente, dicendo che la ritorsione potrebbe arrivare in un’altra area, per esempio tramite gli houthi che, dallo Yemen, sono stati i primi ad aggiungersi alla guerra di Hamas, colpendo Israele e le navi occidentali che passano nel Mar Rosso. Secondo gli Stati Uniti, gli houthi stanno diventando sempre più potenti e precisi anche grazie all’aiuto di Mosca, le cui navi non vengono toccate, ma che in compenso, secondo l’intelligence americana, fornisce i dati di tracciamento delle navi di altri paesi e potrebbe dare le sue armi. E’ il generale a dire quali: “I missili antinave Bastion e Bal”.

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  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Nel Foglio cura la rubrica EuPorn, un romanzo a puntate sull’Unione europea, scritto su carta e “a voce”. E’ autrice del podcast “Diventare Zelensky”. In libreria con “La cortina di vetro” (Mondadori)

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