La recensione del libro di Nicola Matteucci edito da il Mulino, 208 pp., 15 euro
Uscito in prima edizione nel 1990, questo volume ora pubblicato nella Biblioteca paperbacks si sviluppa attraverso tre capitoli (e una finale nota biografica). Il primo, “Alexis Tocqueville: un profilo”, riproduce l’introduzione dello studioso bolognese agli “Scritti politici” di Tocqueville pubblicati dalla torinese UTET. Il secondo, “Tocqueville e la modernità”, costituisce una versione ampliata rispetto al saggio scritto nel 1987 per un volume in onore di Luigi Firpo. Il terzo, “Tocqueville e il partito politico”, riproduce, seppure con qualche correzione, un saggio pubblicato nel 1968 sulla rivista Il Pensiero Politico.
Oggi gli studi tocquevilliani non sono certo rari, in Italia e altrove (tra i tanti e importanti lavori, si pensi a quelli di Mario Tesini e Alan Kahan), ma va osservato come quando Nicola Matteucci (1926-2006) vi si avvicinò, lo stato dell’arte, soprattutto nel nostro paese, era ben diverso. Lo racconta egli stesso nell’introduzione. Arrivato all’Istituto italiano per gli Studi storici nel 1949, Matteucci era preso da altri studi. L’Istituto fondato da Benedetto Croce, però, risentiva dell’influsso del da poco scomparso Adolfo Omodeo, che era stato il primo direttore e che diede una svolta agli studi tocquevilliani italiani. L’anno in cui Matteucci giunse a Napoli, il nuovo direttore Federico Chabod dedicò un corso proprio all’interpretazione della Rivoluzione francese negli scritti di Tocqueville (e di Edmund Burke). Anche il vicedirettore, Vittorio de Caprariis, era impegnato sul normanno. Questa commistione di eventi instillò in Matteucci il “fascino di Tocqueville”: pensatore al quale il bolognese si sentiva legato per la comune passione per la libertà.
I tre scritti riuniti hanno una caratteristica comune: privilegiano i testi tocquevilliani sulla letteratura secondaria. Nota infatti Matteucci che perdersi eccessivamente dietro a quest’ultima rischia di far perdere di vista il contatto diretto con l’opera. In poche pagine, lo studioso di matrice liberale rende gran parte della complessità (e del fascino) dell’opera del francese. Una citazione tratta dal capitolo finale del secondo volume de La democrazia in America merita particolare attenzione: “Poiché il passato non rischiara più l’avvenire, lo spirito avanza nelle tenebre”. Tocqueville, che pure vedeva nel processo di eguagliamento delle condizioni qualcosa di irreversibile, riteneva che senza àncore etico-spirituali, l’individuo moderno fosse destinato a perdere la propria libertà.
Nicola Matteucci
Alexis de Tocqueville. Tre esercizi di lettura
il Mulino, 208 pp., 15 euro