I giudici di secondo grado lanciano l’allarme sulle modifiche che riguardano la convalida del trattenimento dei richiedenti asilo, che rischiano di bloccare i tribunali di ricorsi. La lettera al capo dello stato, alla premier e ai presidenti di Camera e Senato
C’è “grande preoccupazione” fra i presidenti delle ventisei Corti d’appello italiane riguardo la reintroduzione della possibilità di ricorrere contro le decisioni sul trattenimento dei migranti nei centri di permanenza per i rimpatri e quelle relative al riconoscimento del diritto d’asilo. Un meccanismo eliminato nel 2017 e riportato in auge da un emendamento presentato da Fratelli d’Italia in commissione Affari costituzionali nell’esame del “decreto flussi” in materia di immigrazione e protezione internazionale (atteso a Montecitorio il 25 novembre per la sua conversione in legge), che rischia di ingolfare i tribunali con migliaia di nuovi procedimenti. Tanto da spingere le Corti di secondo grado italiane a parlare di “disastro annunciato” che renderà “irrealizzabili gli obiettivi del Pnrr” e “determinerà un’ulteriore recrudescenza dei tempi e dell’arretrato dei processi”. Questo il contenuto di una lettera inviata lunedì al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, alla premier Giorgia Meloni, ai presidenti di Camera e Senato, Lorenzo Fontana e Ignazio La Russa, al ministro della Giustizia Carlo Nordio, al ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti e al vice presidente del Csm Fabio Pinelli e all’Anm.
“A prescindere da ogni considerazione circa l’alterazione del sistema delle impugnazioni, – continuano i giudici delle Corti d’appello – si deve rammentare come il ministero della Giustizia abbia, meno di due anni fa, rafforzato le sezioni specializzate di primo grado, con l’incremento degli organici e delle risorse poste a disposizione di questi uffici, proprio per far fronte, con una opportuna programmazione, alle crescenti difficoltà del contenzioso in materia di asilo e di protezione internazionale“. Tuttavia, “le modifiche che oggi vengono proposte”, tra le quali spunta proprio l’attribuzione alle Corti d’appello della competenza per i provvedimenti di convalida dei trattenimenti – attualmente in mano alla sezione immigrazione dei tribunali di primo grado – verrebbero attuate “in via d’urgenza, ad organici invariati e senza risorse aggiuntive”. Di conseguenza, i giudici auspicano che il Parlamento intervenga per scongiurare “simili gravi esiti”, legati alla mancanza di risorse e personale adeguato nelle Corti d’appello a gestire il potenziale carico di lavoro aggiuntivo.