La preferita di Putin e Assad va a coordinare l’intelligence per Trump

Chi è Tulsi Gabbard, la politica americana che nel 2017 è andata in Siria per incontrare in segreto il dittatore Bashar el Assad e i cui interventi pubblici vengono doppiati in russo e trasmessi dai canali televisivi di Mosca tanto sono simili alla propaganda putinista e utili alla retorica del Cremlino

Il prossimo presidente americano Donald Trump ha annunciato che nominerà Tulsi Gabbard direttrice della National Intelligence, l’agenzia che coordina tutte le agenzie d’intelligence degli Stati Uniti, compresa la Cia. Gabbard è una politica americana che nel 2017 è andata in Siria per incontrare in segreto il dittatore Bashar el Assad e i cui interventi pubblici vengono doppiati in russo e trasmessi dai canali televisivi di Mosca tanto sono simili alla propaganda putinista e utili alla retorica del Cremlino. Gabbard ha detto che il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è un despota e che porta avanti tutte le azioni repressive contro gli oppositori politici e la stampa indipendente per le quali l’occidente accusa Vladimir Putin: dal suo punto di vista, Zelensky è con certezza un autocrate mentre il presidente russo è “accusato” di esserlo.

Nel 2017 Gabbard era andata ad Aleppo per partecipare a una visita guidata (dal regime) nella città, distrutta dai bombardamenti del governo di Damasco e dell’aviazione del suo migliore alleato Putin. Nel suo reportage video per un pubblico americano, Gabbard aveva raccontato i mutilati negli ospedali e il dolore dei parenti delle vittime, ma era riuscita a non citare mai i responsabili dell’assedio di Aleppo, della distruzione di Aleppo e degli oltre trentamila morti tra gli abitanti della città, cioè i suoi accompagnatori. Una volta tornata a casa negli Stati Uniti, aveva confezionato un video durissimo in cui rimproverava il suo paese per le guerre in medio oriente e in Siria condotte con il solo obiettivo “di un regime change”, ma i filmati che aveva inserito nello spot mostravano bombardamenti siriani e russi, non americani. E’ probabile che i dissidenti siriani in Siria, i dissidenti iraniani in Iran, i dissidenti russi in Russia, che si sono fidati degli Stati Uniti e hanno passato informazioni, i cui dati sono conservati nei registri delle agenzie di spionaggio americane, siano sbigottiti e forse spaventati davanti alla prospettiva di vedere una come Gabbard varcare la soglia del quartier generale della National Intelligence.

Tulsi Gabbard è cresciuta alle Hawaii tra lezioni di surf e sessioni di yoga, poi si è addestrata ed è diventata un maggiore della Guardia nazionale, ha prestato servizio in Iraq al seguito di un’unità di medici e, tornata a casa, ha cominciato a fare politica tra le fila dei democratici ed è stata eletta alla Camera. Nel 2012, quando è iniziata la guerra in Siria, il presidente degli Stati Uniti era Barack Obama, che aveva fissato la famosa linea rossa: non permetteremo ad Assad di usare le armi chimiche contro il suo popolo. Poi Assad aveva usato le armi chimiche contro il suo popolo e non gli era successo niente. Ma, immune ai fatti, Tulsi Gabbard aveva continuato a ripetere che l’obiettivo di Obama era il regime change a Damasco. In un dibattito con Kamala Harris durante le primarie democratiche nel 2019, Gabbard aveva definito “diffamazione” l’accusa di aver commesso “atrocità” contro i siriani rivolta da Harris ad Assad. La visita della deputata in Siria, quella in cui aveva incontrato Assad, è stata nel 2017, e all’epoca il presidente degli Stati Uniti era Donald Trump, così Gabbard aveva accusato pure lui di “finanziare i terroristi di al Qaida” pure di fare fuori Assad.

Tulsi Gabbard potrebbe sembrare un’ingenua che si è fidata delle fonti sbagliate e della propaganda russa, eppure aveva fatto un viaggio in Siria anche nel 2015, all’epoca non era accompagnata dagli uomini del regime ma da Mouaz Moustafa, un civile e un attivista, il direttore della task force per le emergenze. Lui le aveva presentato i parenti dei bambini morti sotto i barili bomba, in quel caso lei non s’era commossa e sui suoi canali social da milioni di seguaci a quelle voci non aveva dato spazio. E’ difficile immaginare un dialogo tra gli informatori della Cia nei regimi, gli alleati degli Stati Uniti sparsi per il mondo, a cominciare da Kyiv, che si fidano poco di chi ha rapporti ambigui con Putin o con Assad, e Tulsi Gabbard.

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