L’autorità degli insegnanti presa a calci in faccia

A furia di insistere sull’inclusione di tutti, per timore che la scuola resti senza studenti, la scuola finirà per restare senza docenti

Vuole lasciare l’insegnamento il prof preso a calci in faccia dall’alunno di un istituto professionale di Abbiategrasso, e lo comprendo: di fronte alla ragionevole ingiunzione a non ascoltare musica ad alto volume durante la lezione, l’alunno gli avrebbe risposto chiedendogli chi cazzo fosse lui per ordinargli di spegnere il telefono. In quel “chi cazzo sei tu” sta il nocciolo della questione, che non è né la parolaccia né il mancato lei; è invece la scontata, inevitabile presa di coscienza che agli insegnanti non viene più riconosciuto alcun diritto di esercitare autorità, schiacciati come sono dal sottinteso obbligo di adeguarsi sempre all’interesse dello studente, anche quando è controproducente rispetto ai fini didattici e disciplinari. Lo studente del calcio in faccia, pur coi suoi modi ruspanti, ha soltanto preso atto della situazione e si è comportato di conseguenza, ottenendo in un sol colpo di persistere negli affari propri e di eliminare un docente che lo infastidiva. Al prof di Abbiategrasso lasciare l’insegnamento forse non costerà troppo, visto che è architetto e potrà dedicarsi alla libera professione. Il costo verrà pagato dal sistema dell’istruzione: a furia di insistere sull’inclusione di tutti, per timore che la scuola resti senza studenti, la scuola finirà per restare senza insegnanti.

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