Il presidente Mattarella invita Fitto al Quirinale, blindando la sua candidatura. Senza i socialisti però per il ministro italiano è impossibile raggiungere i due terzi dei voti in commissione. In soccorso potrebbe venire la “maggioranza Venezuela”
Spingere Raffaele Fitto a destra e separarlo dal pacchetto dei vicepresidenti Ue, costringendolo a cercare una maggioranza con i Patrioti e l’AfD. La strategia del Pse rischia di consegnare “uno dei migliori candidati possibili per un incarico europeo”, come lo ha definito il leader dei popolari Manfred Weber, nelle mani della peggior destra antieuropeista. Ma mentre a Bruxelles qualcuno prepara lo sgarbo al ministro meloniano, il presidente Mattarella invita Fitto al Quirinale giovedì sera, blindando così la sua candidatura. Dopo lo stallo notturno sulle audizioni per i prossimi vicepresidenti della Commissione von der Leyen 2.0, il gruppo dei socialisti Ur traccia le sue linee invalicabili nell’Eurocamera.
Una di queste linee è la separazione della nomina di Fitto dal pacchetto dei restanti vicepresidenti. “Fitto non fa parte del pacchetto, Fitto non ha mai fatto parte del pacchetto”, confermano fonti vicine alla presidenza del gruppo socialista. “Il Ppe ha dimostrato di avere un’altra maggioranza con le destre. Bene, la usi per promuovere Fitto,” rispondono piccati dal fortino socialista. Il regolamento dell’Eurocamera, infatti, prevede che se il commissario non ottiene la maggioranza dei due terzi dai coordinatori della commissione parlamentare di riferimento — nel caso di Fitto, la Commissione Affari Regionali — deve cercare di ottenere il 51 per cento dei voti a scrutinio segreto in commissione. Senza il supporto dei socialisti, per Fitto è matematicamente impossibile raggiungere i due terzi, ma nello scrutinio segreto potrebbe intervenire in suo soccorso la coalizione delle destre, la cosiddetta “maggioranza Venezuela”. Su quarantuno membri, infatti, ventuno appartengono ad AfD, Patrioti, Ppe e Ecr, garantendo a Fitto un numero sufficiente di consensi per superare l’esame, senza il bisogno dei voti di liberali e socialisti.
Che la “maggioranza Venezuela” a Bruxelles sia ormai più di uno spauracchio è testimoniato anche dal fatto che ieri popolari e destre hanno travolto l’opposizione di socialisti e verdi, rinviando l’attuazione della legge contro la deforestazione, pilastro del Green deal. Un conto però è il voto su una direttiva, un altro è la fiducia a un commissario. Tuttavia, la dirigenza socialista minaccia di non cambiare rotta: “Fitto passi coi voti delle destre”, lasciando così alle sinistre europee la possibilità di vantarsi di non aver contribuito alla promozione “del pericoloso fascista” e inaugurando la vicepresidenza dell’italiano con “l’onta” della collaborazione con l’estrema destra.
Per il Ppe, però, è uno scenario inaccettabile. Mentre Weber evita le domande con abilità, i suoi collaboratori confermano che regalare Fitto alle destre non è un’opzione praticabile. “Esiste un’anima moderata ed europeista in Ecr, rappresentata da Fitto. Non si può sprecare questa opportunità”, spiegano al Foglio dal team di presidenza dei popolari.
Anche nel Pd, a tarda sera, iniziano a emergere dubbi. Se ieri il Nazareno si è accodato al Pse sulla linea dello scontro totale, oggi affiorano i primi distinguo. Secondo Pina Picierno, il Pd “non si è mai opposto all’idea che l’Italia, in quanto paese fondatore, potesse avere una vicepresidenza, ma le nostre perplessità sono legate all’ipotesi di una nuova e diversa maggioranza”. Silenziosi, invece, i colonnelli del Pd a Bruxelles, da giorni poco inclini alle dichiarazioni, mentre nei negoziati con la dirigenza dei socialisti Ue è entrato in regia direttamente il Nazareno.
A Bruxelles regna una certa urgenza, dettata anche dall’agenda internazionale che incalza, ma la presidente dell’Eurocamera, Roberta Metsola, va in controtendenza e interviene con un monito che suona come una doccia fredda sulle tensioni della trattativa: “C’è ancora tempo. Il Parlamento europeo voterà la prossima Commissione il 27 novembre”, ricorda la presidente maltese, mettendo in guardia contro le scelte affrettate. “Abbiamo bisogno di stabilità in tempi di cambiamento”, e la stabilità si costruisce con maggioranze ampie.