“Non è un libro dei sogni”, dice il Pd. In realtà il suo pacchetto di emendamenti è un lungo elenco della spesa, senza indicare come viene finanziato. L’unica voce è il fittizio “taglio dei Sad”, che la stessa segretaria definisce “tassa Meloni”
Elly Schlein, presentando la sua contromanovra, ha detto che la proposta del Pd si basa su cinque priorità: sanità pubblica, istruzione e ricerca, lavoro e salari, politiche industriali, diritti sociali e civili. “Sono cinque priorità, che stanno sulle dita di una mano”, ha detto. Il responsabile economico del partito, Antonio Misiani, ha detto che gli emendamenti del Pd rappresentano “un pacchetto credibile, realistico e mirato. Non è il libro dei sogni, ma sono proposte puntualmente coperte”. Non sarà un libro dei sogni, ma è un lungo elenco della spesa. E, a differenza di quanto sostenuto, le coperture sono del tutto assenti o fumose. Bastano le dita di una mano, la stessa di Schlein per fare i conti.
Il capitolo principale è la sanità. Il Pd propone 5,5 miliardi in più per il Fondo sanitario, principalmente per nuove assunzioni e aumento delle retribuzioni (2,4 miliardi). La copertura viene dalla “riduzione progressiva dei Sad”, ovvero dei sussidi ambientalmente dannosi. Si tratta di copertura del tutto evanescente e più avanti ne spiegheremo il motivo. Solo un mese fa, Elly Schlein – e come lei la responsabile Lavoro del Pd, Maria Cecilia Guerra – aveva in mente una copertura vera: “La riforma Irpef ha prodotto un risparmio di circa 15 euro al mese a famiglia. Noi insisteremo, spero anche con le altre opposizioni, affinché quei 4,3 miliardi vadano nella sanità pubblica”. Aumentare le tasse sui lavoratori per finanziare la sanità è sicuramente una scelta opinabile, ma è una proposta seria. Questa serietà, evidentemente, è sparita nel confronto con le altre opposizioni, a dimostrazione che l’unione del campo largo esige un abbassamento dell’asticella della credibilità.
Il taglio dei Sad serve anche per l’altro dito della contromanovra, quello del lavoro, con l’estensione dei congedi per i padri e l’aumento dell’indennità per le madri. Per il dito “istruzione e ricerca” ci sono: più assunzioni, più sostegno per il diritto allo studio, più fondi per l’università. Non risultano coperture. Il dito delle politiche industriali prevede diversi aumenti di spesa e riduzione delle tasse, tra cui il ripristino dell’Ace (Aiuto alla crescita economica) che da solo costa 5 miliardi. Coperture: zero. Il mignolo dei diritti sociali e civili è l’ultimo, ma non il meno costoso: tanti provvedimenti, tra cui l’ampliamento della platea del Reddito d’inclusione (ex Rdc) per 1,2 miliardi e un fondo da 5 miliardi in 10 anni per gli immobili residenziali in attuazione della direttiva “case green”. Non si specifica da dove vengono le risorse.
In sostanza, se la mano della spesa è piena, quella delle coperture è sostanzialmente vuota. C’è solo il dito della riduzione dei “Sussidi ambientalmente dannosi”. Ma cosa sono? Si tratta di incentivi, agevolazioni e, in alcuni casi, differenziali di tasse che hanno un impatto negativo sull’ambiente, generalmente perché non scoraggiano le emissioni climalteranti. In sostanza, sono aiuti o sconti fiscali a famiglie e imprese sui consumi energetici o altre attività (tra cui la costruzione di nuove case e l’industrializzazione del Sud). In totale, secondo il più recente catalogo del Mase, ammontano a circa 22 miliardi.
In linea teorica tutti i partiti (soprattutto a sinistra) sono favorevoli ad abolirli, ma all’atto pratico sono tutti contrari. Piace lo slogan, non le sue conseguenze. Perché vuol dire aumentare le tasse, alcune particolarmente odiose. Il principale Sad è la differenza di accise tra gasolio e benzina (da sola 3,4 miliardi). Nella stessa conferenza stampa in cui chiede di finanziare la sanità tagliando i Sad, Schlein (come anche in passato i suoi alleati Giuseppe Conte e Nicola Fratoianni) ha attaccato Giorgia Meloni perché vorrebbe alzare le accise sul gasolio e abbassarle sulla benzina, in linea con le raccomandazioni Ue. Schlein ha chiamato “tassa Meloni” l’aumento delle accise, proprio mentre proponeva la stessa cosa con un giro di parole.
Non è la prima volta che si usa il taglio dei Sad come copertura fittizia. Eppure, altre voci ugualmente indistinte (come “aumento delle tasse”, “taglio degli sprechi” o “contrasto all’evasione”) non vengono normalmente accettate come valide. Allo stesso modo, sarebbe bene rifiutare la generica riduzione dei Sad: se un parlamentare intende finanziare una certa spesa in tal modo, dovrebbe prima dire a quale Sad si riferisce specificamente: se alzare le accise sul gasolio, l’Iva sulle nuove abitazioni o le imposte sui beni strumentali delle industrie al Sud. Esattamente come deve indicare quali tasse aumentare, quali sprechi tagliare o quali strumenti usare per combattere l’evasione, se vuole ottenere la “bollinatura” della Ragioneria dello Stato. Sarebbe un modo concreto di mostrare che il bollino di “più bella del mondo” non vale solo per la Costituzione in modo generico, ma soprattutto per il bistrattato articolo 81 in modo specifico.