Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa
Al direttore – Ma da quando in qua un capo di stato risponde alle opinioni di un privato cittadino qualunque esse siano?
Giovanna Comis
Si scrive Musk, si legge Trump.
Al direttore – Non avrei mai immaginato di assistere a un periodo così drammaticamente folle in Europa. Basti vedere quanto sta accadendo in Italia. Questa mattina ho letto che un cinema di Milano ha deciso di non proiettare il film su Liliana Segre perché il proprietario aveva paura delle reazioni dei pro Palestina. Due ore dopo mi sono ritrovata sotto gli occhi la notizia di un albergatore di Selva di Cadore che ha rifiutato la prenotazione di una famiglia israeliana perché – secondo quanto riportato su vari media – “gli ospiti israeliani, per via del genocidio di cui Israele è responsabile, non sono i benvenuti”. Incredula, ho provato per ore a chiamare la struttura, che è risultata sempre irraggiungibile. Per due giorni, il 13 e il 14 novembre, nei locali della “panetteria occupata” dell’Università Statale, il gruppo di studio Intifada studentesca ha presentato il libro di Filippo Kalomenidis “La rivoluzione palestinese del 7 ottobre”. Nella mia mente una rivoluzione assomiglia più alla presa della Bastiglia che non a un attacco a giovani, donne, anziani e neonati. Per carità, si tratta di idee. Sempre a Milano, in viale Andrea Doria, è stato vandalizzato il murale dedicato a Liliana Segre e a Sami Modiano. Pericolosi sionisti? Il boicottaggio nei confronti degli studiosi israeliani o italiani che collaborano con Israele, o studiano Israele, viene da alcuni sponsorizzato come manifestazione di pace e non, piuttosto, come tentativo di imporre una visione unilaterale. L’idea che sta alla base è che un israeliano all’estero – che sia in vacanza o relatore a un convegno – rappresenti il proprio governo. Eppure quando un italiano si reca in vacanza all’estero o viene invitato a un convegno non è mai accusato di rappresentare il governo Meloni. Non vedo perché debba essere diverso per gli israeliani. Intanto una lettera minatoria è stata recapitata a Tajani. La minaccia è chiara: “Utilizzeremo la forza armata per colpire tutti gli interessi dello stato terrorista d’Israele… comprese le sue ambasciate, i suoi musei e tutte le sue attività e raduni in tutto il mondo”. Siamo sicuri che questo c’entri con la vicinanza al popolo palestinese e alla pace?
Daniela Santus
Vedrei bene in quell’albergo a Selva di Cadore Matt Gaetz, l’uomo individuato da Donald Trump per la carica di procuratore generale, così amico di Israele, e del popolo ebraico, da aver invitato nel 2018, da membro del Congresso, un negazionista dell’Olocausto come ospite al discorso sullo stato dell’Unione, tal Charles Johnson, mesi dopo che lo stesso Johnson dubitò del fatto che 6 milioni di ebrei fossero stati uccisi nell’Olocausto. Shameless.