L’asse necessario tra Meloni e Sánchez per sbloccare l’impasse europeo

Distanti politicamente, uniti da Ursula: le due figure intorno a cui ruota lo stop alla Commissione sono Raffaele Fitto e Teresa Ribera, due ministri di governi di segno diverso ma con un interesse comune

I commissari europei designati dall’Italia e dalla Spagna rischiano la bocciatura almeno come vice presidenti della Commissione. A Raffaele Fitto si oppongono socialisti, macroniani e verdi, mentre contro Teresa Ribera potrebbe coalizzarsi un fronte di centrodestra, se il partito popular spagnolo convincerà gli esponenti popolari degli altri paesi. Fitto e Rivera sono ministri di governi di segno diverso e a loro vengono attribuite dalle opposizioni dei rispettivi paesi le politiche contro le quali si battono. Naturalmente queste risse da cortile in un’Europa che dovrebbe cercare il massimo di unità per reggere le sfide e la concorrenza americane e cinesi appaiono incomprensibili e autolesioniste. Anche per questo ci vorrebbe un po’ di coraggio e un po’ di fantasia per superare l’ostacolo. Giorgia Meloni e il premier spagnolo Pedro Sánchez, lontanissimi politicamente, hanno però di fronte lo stesso problema. E’ tanto assurdo pensare che cerchino tra loro un compromesso che svelenisca le polemiche e salvi i loro rispettivi candidati? Chissà che a Baku, dove partecipano a una conferenza fallita in partenza per l’assenza di tutti i paesi più importanti del pianeta, non abbiano trovato il tempo per incontrarsi e trovare una soluzione. E’ vero che la sinistra, che fa parte organicamente della maggioranza di Ursula von der Leyen, si sente più forte nell’imporre la sua candidata, ma alla fine sarà decisivo l’orientamento dei popolari, che già in alcune occasioni hanno votato con le destre isolando sinistra e verdi, soprattutto sulle questioni che riguardano la salvaguardia delle prospettive produttive devastate dall’estremismo ecologista. Dare alla nuova commissione una maggioranza più ampia, non penalizzare grandi paesi come l’Italia e la Spagna sono obiettivi ai quali si può sacrificare l’intransigenza ideologica. Si tratterebbe di agire in modo riservato e con buon senso, puntando ai risultati e non all’immagine, e per questo è difficile prendere che questo accada realmente. Ma la politica vera si fa con le scelte difficili, non con la pura propaganda.

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