Il commissario designato non cade nella trappola di sinistra e Verdi. Recensione delle domande pazze dell’Eurocamera
Bruxelles. “Non si preoccupi, di Raffaele Fitto ce n’è soltanto uno non ci sono doppioni”. A Bruxelles, il meloniano Fitto affronta le stranezze dell’Eurocamera e il pugliese risponde con esperienza, offrendo un corso accelerato di democristianità alla bolla brussellese. Impassibile di fronte alle peculiarità di un’Aula in cui ha servito per tre mandati, il ministro di Maglie non si scompone davanti alla richiesta di smentire l’esistenza di suoi sosia arrivata da un eurodeputato della sinistra, che si interrogava sulle diverse personalità politiche espresse da Fitto nel corso della sua lunga carriera. “Non rappresenterò un partito, né un paese, ma l’Ue intera” è la frase che Fitto piazza al primo minuto del suo intervento in inglese, per rispondere a ciò che tutti volevano sentirgli dire.
Audizione virtualmente chiusa con due ore e 59 minuti di anticipo. Nelle tre ore successive il ministro passa all’italiano, dosando ironia e formalità per rispondere alle critiche e alle assurdità dell’aula.
“Le sembro un fascista io? Faccia lei…”. Fitto mantiene l’aplomb anche con la verde spagnola Ana Miranda Paz, del Bloque Nacionalista Galego, che, indossando una maglietta con la scritta “Bella Ciao”, lo accusa di aver compiuto una “traiettoria di connivenza con il fascismo” e di essere un esempio di “estrema destra ripulita”. “La ringrazio molto per la domanda costruttiva”, risponde il ministro meloniano, ottenendo qualche applauso. “A me sembra che siano temi e argomenti lontanissimi da qualsiasi ipotesi reale”.
Un piccolo colpo di scena avviene sulla questione dell’eurodeputata italiana Cristina Guarda, in congedo di maternità in Italia, alla quale la conferenza dei presidenti ha negato la possibilità di intervenire da remoto. “Come sapete, non consentirle di partecipare da remoto non è stata una mia scelta, ma vi dirò di più: ho contattato l’onorevole Guarda e ho avuto un incontro da remoto con lei, parlando dei temi di cui ci stiamo occupando oggi”, spiega Fitto, ottenendo un altro applauso dall’aula.
L’opposizione più dura arriva dalla conterranea Valentina Palmisano del Movimento 5 Stelle, che accusa il ministro più volte di aver mal gestito i fondi del Pnrr, accuse respinte da Fitto, il quale spiega che gli obiettivi del Recovery italiano sono “assolutamente in linea”. L’unico passo temerario del ministro meloniano, che potrebbe causargli qualche attrito a Bruxelles, è un’accusa al Financial Times. Messo alle strette da Palmisano, che chiedeva un commento sullo scoop del giorno del quotidiano della City riguardo al possibile trasferimento di fondi della politica di coesione alla spesa militare europea, Fitto descrive la notizia come “infondata e priva di fonti”.
Occhi puntati sul ‘fattore Topo’. Mentre i socialisti europei scelgono la linea dura contro Fitto, l’eurodeputato dem di Villaricca, Raffaele ‘Lello’ Topo, pone una domanda molto collaborativa al ministro meloniano e, lasciando l’aula, commenta di “non avere un’opinione negativa sulle risposte di Fitto”. Un segnale di apertura importante, poiché Topo è uno dei sei eurodeputati socialisti della Commissione Affari Regionali, che sarà chiamata a un voto di commissione se i coordinatori dei gruppi non dovessero trovare una maggioranza di due terzi per promuovere Fitto.
Al termine dell’esame, tuttavia, non arriva un verdetto: a tarda sera di martedì, infatti, nessuno dei sei vicepresidenti ha ancora ottenuto la fiducia delle commissioni parlamentari a causa dei veti incrociati dei gruppi, che hanno rimandato il voto alla prossima settimana. Ma al termine della giornata è evidente che Raffaele Fitto ha già un piede in Europa, e FdI un piede in maggioranza a Bruxelles. Lo conferma il meloniano Fidanza, che, a margine dell’audizione e parlando del voto di conferma alla Commissione previsto per novembre, spiega che FdI “voterà favorevolmente per l’ovvia e naturale ragione che c’è un commissario italiano espressione del nostro partito”.