Nel 2020 Biden ha battuto il candidato repubblicano nel Bronx di 69 punti. Martedì, Harris ha ridotto quel vantaggio di 22 punti nel margine democratico. Le crepe nella roccaforte democratica sono lo specchio di come è cambiata l’America al voto
New York. La presa dei democratici su New York si sta allentando. Martedì sera Donald Trump ha vinto una contea suburbana a Long Island, superando il membro del Congresso repubblicano che ha perso di poco contro uno sfidante democratico. Trump ha guadagnato terreno tra gli elettori latini nel Bronx. Ha ottenuto sostegno nelle aree a forte densità di immigrati del Queens. Certo, ha perso lo stato di New York con il 44 per cento contro il 56 di Kamala Harris. Ma quel margine ha segnato un miglioramento di dodici punti rispetto al margine perdente nei confronti del presidente Joe Biden quattro anni fa. Ha anche ridotto il divario a New York City, ottenendo il 30 per cento dei voti, un miglioramento di 7 punti rispetto al 2020. Ha guadagnato consenso nelle città e nelle periferie, nei quartieri blu e rossi, tra bianchi, asiatici e latini – il tutto con un forte messaggio che denigra la gestione del confine meridionale e dell’inflazione da parte di Biden, così come le passate richieste dei democratici di estrema sinistra di tagliare i fondi dei dipartimenti di polizia. E’ stato aiutato dalla rabbia ebraica verso l’ala più a sinistra del Partito democratico per la guerra a Gaza e dalla guerra culturale.
Uno degli spot elettorali che si sono visti di più in tutto lo stesso riguardava la questione transgender: in una vecchia intervista Kamala Harris si diceva favorevole al fatto che il governo pagasse le cure per la riassegnazione del sesso a immigrati irregolari e ai detenuti, non un argomento particolarmente popolare al centro del Partito democratico. Una guerra di valori sostenuta da una parte dalla fedele FoxNews, dall’altra dalle prime pagine del quotidiano locale, il New York Post, che da anni sostiene Trump nei suoi editoriali e nelle pagine di notizie e che a questo giro si è fatto ancora più aggressivo.
Il Queens, dove Trump è nato, ha visto il secondo più grande guadagno a livello di contea per Trump nello stato. Martedì, il presidente eletto ha ottenuto il 37 per cento dei voti rispetto al 27 nel 2020 e al 22 nel 2016. I guadagni di Trump sono stati ancora più pronunciati nel Bronx, una delle contee più povere di New York e sede di una vasta popolazione latina. Nel 2020 Biden ha battuto Trump nel Bronx di 69 punti. Martedì, Harris ha ridotto quel vantaggio di 22 punti nel margine democratico: l’oscillazione più drammatica di qualunque contea di New York.
La vittoria di Trump e lo spettro dell’agenda per la sua seconda amministrazione, piena di idee e di princìpi che poco hanno a che fare con New York City, hanno fatto scattare l’allarme nel partito. In una conferenza stampa tenuta già mercoledì, la governatrice dello stato Kathy Hochul e la procuratrice generale dello stato Letitia James hanno annunciato una serie di misure per proteggere le libertà dei cittadini. Hochul ha annunciato di aver formato una “Empire State Freedom Initiative” per prepararsi a combattere “le minacce politiche e normative” della futura Amministrazione Trump. Dopo aver detto di essere pronta a lavorare con il presidente eletto, Hochul ha aggiunto che “se Trump prova a danneggiare i newyorchesi o a revocare i loro diritti, lo combatterò in ogni fase del percorso”. Il riferimento era alla possibilità che siano intaccati i diritti relativi all’aborto, al lavoro, alla comunità Lgbtq, alle politiche ambientali e di immigrazione. James, nel frattempo, ha detto di essere pronta a fare “tutto ciò che è in mio potere per garantire che il nostro stato non torni indietro. Lavoreremo ogni giorno per difendere gli americani, indipendentemente da ciò che questa nuova amministrazione ci riserverà. Siamo pronti a reagire ancora”. Il sindaco Eric Adams ha detto che la città di New York continuerà a proteggere i diritti delle donne, degli immigrati e di milioni di altri newyorchesi, aggiungendo di essere pronto a lavorare con la nuova Amministrazione.
La cosa che più preoccupa Adams è l’annunciata deportazione di milioni di immigrati illegali che Trump ha promesso dal primo giorno. A New York molti di questi lavorano nelle cucine, nelle consegne, nelle costruzioni. “Non c’è bisogno di autodenunciarsi, non c’è bisogno di nascondersi: continuate pure a usare i nostri servizi”, ha affermato il commissario Manuel Castro dell’Ufficio del sindaco per gli immigrati, anticipando un periodo di paura e confusione. C’è poi la questione soldi: New York City fa affidamento su otto miliardi di dollari l’anno in aiuti federali per tutto, dalle scuole ai servizi sociali alle infrastrutture e all’assistenza sanitaria. Da presidente, Trump aveva già bloccato alcuni fondi per costruire nuovi tunnel ferroviari sul fiume Hudson. La possibilità che possa farlo di nuovo è più che concreta.