L’ex ministro della cultura archivia Maria Rosaria Boccia e torna a scrivere saggi di politica estera
Torna Trump alla Casa Bianca e torna Genny alla casa del padre. Casa che poi sarebbe la Rai, certo, ma pure la Mondadori. Perché se in queste ore The Donald stravince le elezioni statunitensi, il fu ministro della cultura – il già destrutto dalla “pucchiacca” Gennaro Sangiuliano – riscopre, invece, il suo primo amore. Quale? La politica estera, naturalmente.
Da quanto risulta al Foglio, l’ex inquilino del Collegio romano non sta solo ampliando la biografia del Tycoon (di cui commenta la rivincita alle presidenziali in quel di “Porta a Porta”). Ma ne sta pure scrivendo un’altra, biografia (l’interessato conferma: “Racconterò un grande personaggio del nostro tempo”).
Ed ecco quindi che il nostro Emmanuel Carrère – il biografo di Vladimir Putin, Hilary Clinton, Xi Jinping e Donald Trump – si cimenta adesso col sultano. Dopo l’America, la Russia e la Cina, è la volta – ci svelano – dell’impero ottomano. Insomma Gennaro Sangiuliano starebbe scrivendo la biografia Recep Tayyip Erdoğan. La vita e le opere dell’attuale presidente della Turchia di cui narra l’ascesa da calciatore del Kasımpaşa – la squadra d’Istanbul – a sindaco della città eletto nel ’94 col Partito del Benessere (partito d’ispirazione islamista).
Ricapitolando, quindi, Trump vince le elezioni e torna a Washington, e il destrutto della fessa (variante meridionale della pucchiacca) torna a casa anche lui. Metà figliol prodigo, metà superstite in fuga da Maria Rosaria Circe. Sangiuliano come un Odisseo incongruo – non astuto bensì giuggiolone – che finalmente riprende coscienza e ritorna in patria. E si rianima, quindi, dopo la testa sfregiata dalla signora Boccia e la foto volgarmente esibita da Report (tanto che a lungo ci siam chiesti, qui, a cos’avremmo assistito ove mai lo sfregio fosse avvenuto a parti inverse: se Genny si sarebbe profuso in ospitate da Vespa come Maria Rosaria da Formigli o, piuttosto, in meno splendenti ospitate a Rebibbia e sassaiole Me Too).
Quel che è certo, comunque, è che Gennaro Sangiuliano è tornato al suo primo amore. “Io sono un giornalista da più di trent’anni”, dice, quasi a relegare il Boccia-gate in una digressione biografica, in una parentesi di vita di cui più non gli cale. “Commento la politica estera come ho sempre fatto”, aggiunge, nelle stesse ore in cui – vincendo Trump le elezioni – il fu ministro cambia la foto WhatsApp. Che da autoritratto si trasforma in copertina del saggio su The Donald: “Trump. Vita di un presidente” (ed. Mondadori, 2017). Fintanto che su Instagram, dopo mesi di silenzio, posta invece la vittoria statunitense col sottofondo sonoro del Gladiatore.
E che dire? Ci voleva il revanscismo trumpista per ridare smalto e vita all’uomo che ha intrattenuto, suo malgrado, la nostra estate. Ci voleva Trump alla Casa Bianca per far tornare Genny alla casa del padre. Commentatore in Rai e saggista per Mondadori come a dire: va bene la pucchiacca, la testa ferita e Maria Rosaria Circe. Ma il primo amore – quello sì – non si scorda mai.