L’attaccante francese in estate è arrivato al Real Madrid pieno di entusiasmo, soldi e ambizioni di vittorie. Ora sta attraversando il momento più difficile della sua carriera
Era il futuro, rischia di scoprirsi passato. Lui, il suo tempo. Kylian Mbappé, di che cosa parliamo quando parliamo di un campione senza più le stelle a indicargli il cammino. Nel declinare lento dei due dioscuri che l’hanno accompagnato dall’adolescenza alla maturità relegandolo nella sala d’attesa, sembrava arrivato il suo momento e noi tutti lo aspettavamo sull’attenti, lucidando gli specchi e pronti a riscrivere la storia: ma non l’abbiamo visto arrivare perché – banalmente – è ancora fermo al palo. È come se il tanto sospirato trasferimento al Real Madrid ne avesse congelato l’estro. Da mesi, non gliene va più dritta una. Persino nella Nazionale francese sta recitando un ruolo marginale. Era il capitano, ora è uno dei tanti. Il ct Deschamps non l’ha convocato. Salterà la Nations League, quindi la sfida del 17 contro l’Italia. È la seconda volta di fila. La prima si era sfilato lui per voce del Real, la scusa era quella di starsene a Madrid per riposare e recuperare la condizione dopo il malanno al polpaccio. Solo che poi Kylian aveva giocato. Stavolta è stato Deschamps a tenerlo a distanza. E Mbappé? gli hanno chiesto in conferenza. Nel vorticoso giro di parole in cui si è esibito Deschamps, il senso era quello dello scrivano Bartleby: preferirei di no. E dunque: “Per noi è meglio così”. Noi, cioè loro. Mica lui.
Nel mentre ha frequentato le discoteche di Stoccolma. Era andato in Svezia per svagarsi. Una modella l’ha accusato di stupro. Lui prima ha negato, poi ha parlato di rapporto consensuale. La notizia ha fatto il giro del mondo. Non è ancora chiaro se il sistema giudiziario svedese convocherà Mbappé per difendersi dalle accuse di aggressione sessuale. Giusto per coprirsi le spalle, il Real ha cancellato la sua immagine da una campagna pubblicitaria per Adidas.
Intanto la crisi “galactica” del Real non sta facilitando il suo inserimento a Madrid. Ricoperto d’oro al momento del suo arrivo – pagato attorno ai 150 milioni, ingaggio di 15 milioni l’anno per cinque anni, più un bonus di 100 milioni al momento della firma – Mbappé ha segnato 7 gol nelle prime 9 partite ufficiali con i Blancos, senza però mai lampeggiare. Tutt’altro. Nelle partite da cartello – contro il Barcellona e in Champions League (come si è visto anche nella partita contro il Milan) – è apparso fuori giri, con la mira sballata. Ancelotti – che ne ha ammesso la crisi: “Sta attraversando un momento nero, come tutti noi” – lo utilizza come centravanti puro, ma è un ruolo che Kylian non ha mai amato. Preferisce partire largo a sinistra, ma in quella posizione rischia di pestarsi i piedi con Vinicius. Soffia il vento della critica, il periodo è negativo, il peggiore da quando di mestiere fa la superstar.
A dir la verità, il 2024 è stato un anno in cui ha costeggiato – per la prima volta – il ciglio dell’incompiutezza. Nonostante la settima e ultima stagione con il Psg – storia finita con i soldi in tasca ma a pesci in faccia – sia stata ricca di gol (44 gol complessivi tra Ligue 1 e coppe: mai a questi livelli nella sua militanza parigina), l’avventura in Champions League si è fermata alla semifinale e l’Europeo – che in teoria avrebbe dovuto consacrarlo – è stato fallimentare: si è infortunato al naso, non ha mai brillato ed è uscito di scena, pure lì, in semifinale. Anche per questa sua latitanza nei tornei più prestigiosi – Champions e Europeo – nella classifica del Pallone d’Oro è finito 6°, dietro al vincitore Rodri, ai compagni di squadra Vinicius, Bellingham e Carvajal e al Robocop vichingo Haaland. A 26 anni – li fa il 20 dicembre – Mbappè è nel mezzo del cammin della sua carriera, la selva è oscura come non lo è mai stata e sì, la diritta via l’ha smarrita da un pezzo.