Gli strateghi della campagna trumpiana sono artefici del “tutto per tutto” finale tentato dall’ex presidente. Ha pagato ed è stato decisivo per la vittoria
In una campagna elettorale ci sono vari momenti che rappresentano una svolta verso la vittoria o la sconfitta. Nel caso della campagna di Donald Trump, il momento decisivo forse è arrivato il 12 settembre, all’indomani del dibattito in tv con Kamala Harris che l’ex presidente aveva gestito malissimo. Quel giorno Susie Wiles, la sua consigliera politica e una delle persone di cui si fida di più e Chris LaCivita, l’ex Marine messo a capo della campagna, hanno chiuso Trump in una stanza e hanno giocato il tutto per tutto. “Così non si può andare avanti”, gli hanno detto a muso duro, sapendo per esperienza che con Trump è una carta da giocare una volta sola e che può costare il posto. Quel giorno la coppia Wiles-LaCivita ha rimesso sulla rotta giusta un Trump che stava naufragando. Ieri lui li ha ripagati chiamandoli accanto a sé, sul palco del discorso della vittoria a West Palm Beach.
Non è detto che entreranno entrambi nella seconda Amministrazione Trump, perché soprattutto LaCivita non è più nelle grazie del neo rieletto presidente. Ma se The Donald si appresta a tornare alla Casa Bianca, deve molto a loro due e a quel chiarimento di metà settembre. Perché da settimane, dalla discesa in campo di Harris, Trump aveva scatenato il caos nella sua squadra ed era quasi riuscito a far saltare la macchina elettorale disciplinata ed efficiente che Susie e Chris avevano costruito con cura per lui da oltre un anno. Erano stati loro a guidare un team ordinato e poco trumpiano alla prima vittoria in Iowa a gennaio, trovando le strategie giuste per eliminare i più pericolosi sfidanti per la nomination, Ron DeSantis (che Wiles conosce bene perché ha lavorato anche per lui) e Nikki Haley. Poi avevano disegnato il percorso per sconfiggere Joe Biden, negli stessi mesi in cui dovevano gestire le crisi dei processi giudiziari del loro candidato. Un compito immane, soprattutto con un datore di lavoro che odia le strategie e predilige l’istinto.
L’apice del successo di Wiles e LaCivita era stato il dibattito Trump-Biden di fine giugno, che era andato oltre le loro aspettative e aveva mostrato al mondo un ex presidente che, al confronto con il debole avversario, sembrava per una volta uno statista. Sulla scelta di J. D. Vance come vice invece i due strateghi non erano stati entusiasti, ma avevano dovuto arrendersi all’imposizione dell’ex presidente e dei suoi figli.
Passata la convention di luglio, era arrivato il ritiro di Biden ed erano cominciati i guai per la coppia che sussurra a Trump. La Wiles, detta “The Ice Lady”, una sessantasettenne del New Jersey che vive di politica dai tempi di Reagan e LaCivita, cinquantasettenne della Pennsylvania con una formazione militare messa al servizio di un paio di generazioni di repubblicani, avevano costruito tutto il percorso per arrivare al 5 novembre avendo in mente come avversario l’anziano Biden. La Harris ha spiazzato Trump e anche i suoi consiglieri e mentre Susie e Chris studiavano strategie alternative, l’ex presidente è tornato a “fare Trump”, fuori controllo.
Prima ha portato in squadra due vecchie glorie della sua campagna elettorale del 2016, la sondaggista Kellyanne Conway e il lobbista “spicciafaccende” Corey Lewandowksi, con quest’ultimo che si è subito infilato nel quartier generale dicendo a tutti di essere l’emissario di Trump a cui dovevano rispondere. Poi ha fatto entrare nel cerchio magico la cospirazionista tossica Laura Loomer, una che su X spara teorie “investigative” che lasciano perplesso perfino Elon Musk. Infine, alla vigilia del dibattito con la Harris, dopo che Wiles e LaCivita avevano fatto di tutto per farlo concentrare su un attacco puntuale a tutto l’operato dell’Amministrazione Harris, Trump si è lasciato convincere dai nuovi consiglieri e da Vance a sparare in diretta tv la balla degli immigrati haitiani che mangiano gatti e cani a Springfield, in Ohio.
A quel punto, Wiles e LaCivita hanno deciso di giocare il tutto per tutto e hanno avuto un duro confronto con l’ex presidente: o noi o loro. Le indiscrezioni parlano di un Trump spiazzato soprattutto dalla posizione della Wiles, una che sa farsi rispettare, e dalla sua minaccia di dimettersi a poche settimane dal voto. E’ finita con la Loomer sparita dalla circolazione, Lewandowski inviato a fare un lavoro inutile in New Hampshire, la Conway superpagata a condizione che non facesse niente e la coppia Wiles-LaCivita di nuovo sulla plancia di comando. Le cicatrici di quel momento di confronto sono rimaste, soprattutto perché Lewandowski sembra essersi vendicato facendo circolare voci su un uso personale da parte di LaCivita dei fondi della campagna. Trump perdona tutto, ma non chi gli tocca i soldi e LaCivita da settimane viene dato a un passo dal consueto: “You are fired”. Ma ieri era sul palco del trionfo, dopo aver salvato con Wiles una campagna che stava andando fuori controllo ed è finita con un capolavoro politico.