Il figlio del governatore, Piero, può essere per la segretaria dem lo strumento per uscire da una situazione che si è fatta davvero complicata. Intanto al Nazareno continua la battaglia sul terzo mandato in Campania
C’è un martello chiamato Vincenzo De Luca e un’incudine di nome Elly Schlein. In mezzo, suo malgrado, c’è il figlio del primo Piero De Luca, deputato del Pd e coordinatore di Energie popolari, il correntone degli sconfitti al congresso dem di due anni fa. “Nessuno vorrebbe essere al suo posto ma un certo punto gli toccherà scegliere da che parte stare, perché qui temo che dentro al partito stia per scoppiare una battaglia gigantesca, e lo dico con il rispetto che ho per Vincenzo De Luca, ma Elly rappresenta il rinnovamento”, sorride in Trasaltlantico il deputato del Pd Arturo Scotto. Nel partito a De Luca jr tutti riconoscono “equilibrio e moderazione”. E d’altronde se Vincenzo è vulcanico e verbalmente incontinente, Piero è mite, quasi remissivo. Se De Luca senior a 75 anni è capace di guidare centinaia di sindaci sotto Palazzo Chigi urlando come un ossesso contro la polizia in assetto antisommossa, De Luca junior a 44 non strilla mai. Parla piano, e con educazione. Più che a Masaniello assomiglia a un lord inglese. Tutti dentro il partito gli riconoscono doti di gran mediatore. Fu lui insieme al capogruppo al Senato e fedelissimo di Schlein Francesco Boccia a trovare l’accordo per scegliere l’ex rettore della Federico II, Gaetano Manfredi, come candidato sindaco a Napoli. Dicono che anche con Schlein, nonostante le liti con il padre, oggi i rapporti sono “sereni e cordiali”. La segretaria sente De Luca jr prima di ogni Consiglio europeo e lo consulta sul Pnrr per i ruoli che il primo svolge come capogruppo in commissione Affari europei a Montecitorio e segretario del gruppo parlamentare dem con delega al Pnrr.
Al di là della collaborazione però Piero sul terzo mandato ha la stessa identica posizione del padre. “Trovo del tutto legittimo e condivisibile consentire agli elettori di scegliere il sindaco o il presidente di regione anche per un terzo mandato”, ha ripetuto spesso. E nei discorsi privati è tra quelli che sottolineano che la posizione che Schlein tiene senza possibilità di deroghe non è mai stata decisa negli organi preposti: “C’è un tavolo tecnico che doveva prendere una posizione anche su questo nella cornice di una più generale modifica al Testo unico degli enti locali”. Tradotto: una posizione formale il partito non l’ha mai presa. Una frecciatina che diventa più velenosa quando si ricorda che, invece, per permettere alla segretaria di partecipare al congresso le regole del partito sono state abbondantemente derogate. Non entusiasta insomma Piero De Luca ha comunque suo malgrado incarnato il ruolo dell’ambasciatore di suo padre nella terra ostile del Pd di Elly Schlein. Normale dunque che in questi giorni lo cerchino tutti. Anche noi. Lui laconico risponde sempre così: “Scusate ma preferisco non parlare in questo momento”.
Nel Timone Shakespeare sentenzia: “Crimes like lands are not inherited”, i delitti (dei padri) non si ereditano, come la terra. Ma al teatro vittoriano al Nazareno devono preferire la tragedia greca dove le punizioni divine trascendono le generazioni. Il primo colpo subito al posto di Vincenzo, Piero lo ha incassato più di un anno fa. Era giugno del 2023 e dalla sera alla mattina Schlein ha deciso di rimuoverlo dal ruolo vicecapogruppo del Pd alla Camera. La scelta fu bollata come “un processo al cognome” dai riformisti del partito. Adesso chi nel Pd gli vuole bene racconta che le cose sono ulteriormente peggiorate: “Da quando Enzo si è messo a fare tutto questo casino sul terzo mandato, la comunicazione di Schlein (leggi il portavoce Flavio Alivernini, ndr) ha iniziato a fare i dispetti a Piero, non lo mandano più in radio, lo nascondano, lui non se lo merita”. Tra chi malizia, e tra i democratici non manca mai, c’è chi sostiene che se dopo il voto del consiglio regionale campano De Luca senior ha come arma nella trattativa per la scelta del candidato Pd in Campania la possibilità di candidarsi da solo facendo perdere i dem, Schlein ha dalla sua il futuro politico di Piero. Insomma De Luca jr può essere per la segretaria lo strumento per uscire da una situazione che si è fatta davvero complicata.