Il governo di Giorgia Meloni ha emanato il decreto ministeriale che rende ancora più complicata la loro attività costringendoli a obblighi burocratici senza senso e a soste tra una corsa e l’altra
E ’arrivato un colpo di coda della regolazione tassinara, con un danno all’intero sistema della mobilità. Malgrado le richieste e gli appelli al contrario è stato emanato il decreto ministeriale che rende ancora più complicata l’attività degli Ncc, costringendoli a obblighi burocratici senza senso e a soste tra una corsa e l’altra. Agli occhi di qualcuno minimamente esperto di concorrenza sembra un classico caso di barriera non tariffaria, una norma solamente punitiva diretta contro una categoria e inutile per l’utenza. Tutto studiato, con ogni evidenza, a vantaggio del ristretto business tassinaro. Ma la vittoria sembra effimera. Restringere lo spazio di attività degli Ncc farà solo emergere ancora di più, oltre il livello di guardia, l’inadeguatezza drammatica del servizio di trasporto pubblico urbano non di linea. Le file si allungheranno, la rabbia crescerà. Il tutto, poi, con la mossa del cavallo già pronta e già annunciata.
Come già segnalato dal Foglio, la Cassazione ha dato ragione a un’agenzia di viaggi che intendeva offrire pacchetti tutto compreso in cui era fornito anche il trasporto per i propri clienti con il trasferimento verso gli alberghi, nella città e verso le destinazioni turistiche (una sorta di servizio taxi organizzato privatamente). Il mercato del trasporto locale sta esplodendo sotto la pressione della domanda crescente e cerca, e trova, nuove strade, anche in vista del prossimo Giubileo. In ogni caso non era proprio il momento per fare uno sgambetto agli Ncc, alleati, forse involontari, del protezionismo tassinaro, cui almeno offrivano qualche valvola di sicurezza nei momenti di totale rarefazione dell’offerta. Ancora una volta si andrà a sbattere contro altre leggi e contro la tutela degli interessi degli utenti e non si vedono molte prospettive per questo tentativo lobbistico di difesa della cittadella del trasporto. La Cassazione e la Corte di giustizia europea lo hanno già fatto capire, con ripetuti richiami al valore della concorrenza nella fornitura di servizi ai cittadini. Al governo qualcuno ci sentirà?