Il “campo largo” salta in Umbria e in Emilia. Bisogna subito avvertire Bettini

L’ideologo del Pd dice che bisogna smetterla di attaccare Conte e che sono stati i giornalisti “liberali” e “democratici” a farlo perdere in Liguria. Altrimenti sai che campo largo, anzi larghissimo e vittoriosissimo, sarebbe stato

Non ci sarà nessuna “foto di Perugia” e nemmeno ci sarà una “foto di Bologna”. I leader del centrosinistra devono aver pensato che dopo Narni, dopo Vasto, dopo Campobasso e dopo Genova farsi vedere tutti insieme su un palco porti sfortuna, per non dire proprio sfiga, almeno quanto il nome “campo largo” che, come racconta oggi il nostro Gianluca De Rosa a pagina tre del Foglio, tanti lutti addusse all’improbabile coalizione di sinistra. E insomma Giuseppe Conte, ella anzi Elly cioé Shlein e Nicola Fratoianni saranno in Umbria, poi saranno anche in Emilia, tutti per le elezioni regionali ovviamente, ma ciascuno per i fatti suoi come nella canzone di Vasco: “E poi ci troveremo come le star / A bere del whisky al Roxy bar / O forse non c’incontreremo mai / Ognuno a rincorrere i suoi guai”.

Avuta questa notizia, ovvero che Schlein, Conte e Fratoianni (con Bonelli) non fanno più campo largo, abbiamo concluso che coloro i quali ritengono ancora che il centrosinistra sia una coalizione anzi “un campo largo” che – attenzione – “deve tutelare il rapporto privilegiato tra il Pd e il M5s” costituiscono ormai una specie umana a illustrazione scientifica della quale si dovrebbero indire conferenze con proiezioni che non mancherebbero, pensiamo, di essere seguite con grande ancorché scettico interesse. Sullo schermo si vedrebbe campeggiare in primo piano il viso pensoso di Goffredo Bettini e il conferenziere, indugiando con la punta di una lunga bacchetta sulla sua fronte, spiegherebbe che si tratta di un ormai raro esemplare oggetto di interessanti studi archeologici nei quali si trova comunemente indicato col nome di contiano tailandesis o Bettinensis alla stregua della mummia del Similaun o dell’Australopithecus afarensis.

Domenica, tailandesis o Bettinensis, fate voi, spiegava per l’appunto in un’intervista alla Stampa che bisogna smetterla di attaccare Conte e che sono stati i giornalisti “liberali” e “democratici” a farlo perdere in Liguria. Altrimenti sai che campo largo, anzi larghissimo e vittoriosissimo, sarebbe stato: tutti per Orlando e tutti per Conte. Ecco. Poiché il suo nome (Bettini) è così cordiale, si presta facilmente a un invito non meno cordiale: “Suvvia Goffredo non dica bettinate”. Invito al quale, prima o poi, speriamo egli non voglia restare insensibile.

  • Salvatore Merlo
  • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori “Fummo giovani soltanto allora”, la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.

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