Tra le nuove tendenze in fatto di liste nozze in America c’è la creazione di un “fondo per la casa” dove si chiede ad amici e parenti di contribuire all’acquisto della casa coniugale
Al momento del divorzio, arriva l’inevitabile contenzioso sulla spartizione dei regali di nozze. Argenteria, porcellane, cristalli, apriostriche, tagliatartufi, il famigerato servizio raclette. Ben volentieri ci si libererebbe di questo costoso ciarpame, non fosse che sopravviene la tigna, per giunta con l’aggravio del valore sentimentale: come rinunciare al regalo del cugino, dell’amica delle elementari, della nonna? Mai e poi mai lo si lascerebbe nelle mani dell’odiato ex coniuge. Ora, il New York Times mette tra le nuove tendenze in fatto di liste nozze la creazione di un “fondo per la casa” dove, al posto del contributo per il servizio di posate Jardin d’Eden di Christofle o per il viaggio di nozze in Papuasia, si chiede ad amici e parenti di contribuire all’acquisto della casa coniugale. E come non capirli. Ma ci si chiede: al momento del divorzio come verrà spartito l’ex nido d’amore? Si tornerà a spulciare la lista nozze, conteggiando le quote di appartenenza, il contributo degli amici poveracci dell’uno contro quelli doviziosi dell’altro, e poi di chi dei due erano più amici, per arrivare ad attribuire percentuali di possesso dell’abitazione? E’ evidente che i divorzisti dovranno aggiornare le proprie competenze.
Zola, una popolarissima società di e.commerce che organizza fondi-nozze, cioè liste di nozze online, suggerisce alle coppie di fare richieste mirate, tipo segnalare che i regali verranno utilizzati per una specifica ristrutturazione, oppure come acconto per l’acquisto della casa con una determinata cifra da raggiungere, in modo che i donatori non si trovino di fronte all’idea di contribuire a un pozzo senza fondo.
C’è poi da decidere dove acquistare: uno studio pubblicato dal sito americano Mydolcecasa cerca di scoraggiare millennial e gen Z dall’acquisto a New York, San Francisco, Miami, ecc. Di fatto, si rivolge anche ai neo divorziati impoveriti. Rapporta il costo di 46 metri quadrati (500 piedi) a New York con l’analoga metratura in un paese europeo dell’area mediterranea, la più ambita. Con la cifra media di 750 mila dollari necessari per un soffocante bilocale nella sterminata periferia urbana, si ottengono una villa 16 volte più grande in Molise, 300 metri in Toscana, 700 metri nella “soleggiata Sicilia”, 370 nella valle della Loira, 180 nello “sfarzoso sud della Francia”, e poi l’Algarve, l’Andalusia, la Tessaglia. Insomma, pagine e pagine di questa ricerca con spareggi tipo “New York vs…” che danno idea della moltiplicazione di spazio vitale possibile se ci si costruisce un’esistenza immobiliare lontano dalla pazza America. Vince il Molise, comunque, su ben 68 regioni di cinque paesi europei dell’area mediterranea. Sorprendentemente il bengodi del mattone si trova proprio tra Campobasso, Isernia, Capracotta e Termoli. E se arriva Elon Musk con Starlink, Pietrabbondante e Montenero di Bisaccia possono diventare il paradiso del lavoratore dislocato, dove crescere felici i propri cani (pare sia la principale richiesta, una casa con giardino per gli animali domestici) e ovviamente figli naturali o Gpa, salvo le denunce di medici tendenza Roccella.