Il mondo ha fame di energia, soprattutto elettrica. L’outlook dell’Aie

Per l’Agenzia internazionale dell’energia, le rinnovabili occuperanno la metà della produzione elettrica globale entro il 2030. Ma per soddisfare il fabbisogno energetico mondiale e spodestare i combustibili fossili, per sole e vento sarà necessario fare affidamento al nucleare

L’outlook 2024 della Agenzia internazionale dell’energia (Aie) contiene come al solito diverse informazioni interessanti. Una parte contiene dati consuntivi e quindi certi, un’altra previsioni, sulle quali per la verità l’Aie non si è mostrata molto fortunata, cercando spesso più conferme alle sue tesi che osservazioni oggettive. Le rinnovabili sono cresciute molto e continuano a crescere fino a far prevedere che nel 2030 potrebbero rappresentare il 50 per cento della produzione elettrica mondiale. Speriamo sia così, ma nel frattempo dobbiamo ricordarci che l’elettricità rappresenta circa un quinto dei consumi totali di energia. Fino a ieri almeno perché, secondo il rapporto, l’elettricità nel mondo cresce a ritmi molto più alti della crescita energetica totale.

Ma a che cosa è dovuto questo aumento? Solo in parte alla penetrazione dell’auto elettrica, con la Cina che in questo campo sopravanza di gran lunga ogni altra regione del mondo, mentre il resto viene dalla crescita in vari settori industriali e civili, e Birol, direttore dell’Agenzia, ha sottolineato per esempio il ruolo sempre più importante dell’aria condizionata, anche in relazione agli aumenti delle temperature, mano a meno che milioni di asiatici, africani e sudamericani se la possono permettere. Per il momento sono ancora ridotti i consumi per i data center legati allo sviluppo della IA, ma in forte crescita nei prossimi anni. Un limite all’utilizzo dell’elettricità è costituito dalla inadeguatezza in larga parte del mondo delle reti che la devono trasportare fino al consumatore. Nei prossimi decenni saranno necessari migliaia di miliardi di investimenti annui per renderle adeguate e non è detto che queste risorse, soprattutto nel sud del mondo, siano disponibili.



Più complessa la questione relativa ai combustibili fossili. Il re carbone è ormai costretto ad abdicare come prima fonte nella produzione di energia elettrica a favore di sole e vento (ma i combustibili fossili nel loro insieme sommando anche il gas rimangono ben oltre il 50 per cento), ma sul totale dell’energia consumata nel mondo, non solo quella elettrica, continuano ad avere un ruolo largamente dominante anche perché i consumi totali continuano a crescere e di questo aumento le rinnovabili coprono ancora una quota minoritaria. Secondo l’Aie andiamo incontro a una relativa abbondanza dovuta agli investimenti fatti negli ultimi anni soprattutto nel settore del Nlg, con il Qatar e gli Usa sopra tutti gli atri, cioè del gas liquefatto trasportato per nave anziché via tubo e di cui anche l’Italia sta diventando un discreto consumatore con i due nuovi terminali a Piombino, già in funzione e a Ravenna per l’anno prossimo.

Buone notizie per i consumatori, quindi, che potrebbero vedere prezzi più contenuti, se non ci fossero le minacce derivanti dalle tensioni geopolitiche mediorientali. Già è un miracolo, e un segno dell’abbondanza effettiva e potenziale, che con quel che succede da quelle parti il prezzo del petrolio non sia schizzato ben oltre i 100 dollari, ma non è detto che non possa ancora succedere. La geopolitica la fa da padrone anche nei rischi legati alle catene di approvvigionamento di tutti i materiali necessari alla transizione, con il rischio di una certa penuria, soprattutto per il rame e il litio.



Infine qualche azzardo nella previsione di quando finalmente il petrolio raggiungerà il suo picco e comincerà a declinare. L’Aie ritiene, al contrario di altre organizzazioni, che possa avvenire entro questo decennio, ma comunque avverte che sarà un declino molto lento. Il che non cambia molto l’andamento totale delle emissioni, che infatti continuano a crescere e rendono sempre più lontani gli obiettivi legati agli accordi di Parigi. La fame di energia che riguarda buona parte del mondo, a cominciare dalla Cina, ma anche dal resto dell’Asia, dell’Africa e del Sudamerica, è ben lontana dall’essere soddisfatta e le rinnovabili da sole certo non ce la fanno. Da qui anche una certa discreta ripresa dell’energia nucleare che nei prossimi anni potrebbe riservare, secondo l’Aie, qualche buona sorpresa.

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