Il tramonto del corsivo potrebbe creare un definitivo spartiacque tra classi sociali: da una parte quelli che lo usano senza farci troppo caso; dall’altra quelli che aderiranno con entusiasmo alla Settimana che vorrebbero istituire in Parlamento. Salvo poi tornare nelle restanti cinquantuno settimane all’ordinario analfabetismo
Sì, quest’articoletto è scritto a penna su un quadernone a righe che reca in copertina un primo piano della Statua della Libertà, poiché ero rimasto senza ma in cartoleria avevano finito i miei prediletti dalle copertine monocrome; eppure non so se condividere la periodica ondata di scandalo per la caduta in disuso della scrittura corsiva. Posto che le mie sono zampe di gallina a stento comprensibili a me stesso, e che credo nessuno più al mondo sia in grado di vergare l’arzigogolo della mutina corsiva maiuscola (di solito si ricorre alla H stampatella), mi domando se davvero tutti gli articoli usciti oggi in difesa del corsivo siano stati scritti a mano. Mi chiedo altresì se la progressiva perdita dell’insegnamento del corsivo nelle scuole non possa avere come ricaduta benefica la suddivisione della futura gente in due classi sociali, le uniche che contino davvero: quelli che sanno tenere la penna in mano e quelli che non sanno cosa farsene; quelli che sanno fare i calcoli a mente e quelli che prendono la calcolatrice per le tabelline; quelli che sanno individuare le capitali su una cartina muta e quelli che partecipano ai quiz di Rai1; quelli insomma che utilizzeranno l’intelligenza artificiale come strumento d’avanguardia e quelli che ne saranno schiavi per le funzioni vitali.
In sostanza, il tramonto del corsivo potrebbe creare un definitivo spartiacque: da una parte quelli che lo usano, novelli scribi, senza farci troppo caso; dall’altra, quelli che aderiranno con entusiasmo sia alla Settimana nazionale della scrittura a mano, la cui istituzione è stata appena proposta in Parlamento, sia alle restanti cinquantuno settimane di ordinario analfabetismo.