Tra l’aumento del prodotto interno lordo, quello delle vendite al dettaglio e ridotte spese di importazione, l’ufficio di statistica federale pubblica dati potenzialmente vantaggiosi per la Germania. Anche se un’incremento dell’inflazione all’orizzonte e l’automotive che sprofonda mantengono il paese in una zona rischiosa
Nel terzo trimestre del 2024 il prodotto interno lordo tedesco è aumentato dello 0,2 per cento rispetto a quello precedente, in cui la crescita stagnante indicava un -0,1 per cento. Lo rende noto l’ufficio federale di statistica Destatis nel report pubblicato mercoledì, in cui si evidenzia come siano aumentate in particolare le spese per consumi finali delle amministrazioni pubbliche e delle famiglie. Notizie confortanti anche sulle vendite al dettaglio relative a settembre, che si rafforzano con un +1,2 per cento rispetto al mese precedente, in netta contrapposizione con il -0,7 per cento atteso dagli analisti. Se comparato allo stesso mese del 2023 il settore del commercio al dettaglio registra un incremento delle vendite del 3,8 per cento in termini reali e del 3,9 per cento in termini nominali, tanto che, secondo Destatis, “l’ultima volta che il settore del commercio al dettaglio ha registrato vendite più elevate è stato nel settembre 2022 rispetto a settembre 2024”.
Nel settembre 2024 i bilanci tedeschi hanno potuto beneficiare anche di prezzi all’importazione inferiori dell’1,3 per cento rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Un calo trainato sostanzialmente dalla diminuzione dei prezzi dell’energia del 16,1 per cento, che ha influito positiamente sull’andamento complessivo dei costi dell’import. Nel dettaglio, le importazioni di petrolio greggio sono state meno care del 19,9 per cento rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, mentre il prezzo del gasolio è costato il 34,2 per cento in meno e quello della benzina è sceso del 30,9 per cento. Unito poi a un -22,2 per cento rilevato sui prezzi dell’elettricità rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, contro un lieve aumento dello 0,1 per cento su agosto dei costi di importazione dei beni di consumo.
Sono dati ancora preliminari e soggetti a possibili revisioni, ma che per il momento permettono alla Germania di mettersi al riparo dal fantasma della recessione tecnica (la variazione negativa del pil per almeno due trimestri consecutivi), nonostante lo scenario economico tedesco sia ancora piuttosto complesso. Lo stesso ufficio statistico infatti rileva che il tasso di inflazione in Germania sia salito del 2 per cento rispetto al mese di ottobre dell’anno precedente, con un incremento dello 0,4 per cento rispetto a settembre. mentre le esportazioni tedesche verso i paesi al di fuori dell’Unione europea sono diminuite del 4,7 per cento a settembre 2024 rispetto ad agosto.
Sullo sfondo, poi, si staglia la profonda crisi dell’automotive in cui è proprio la Germania a patire maggiormente. Volkswagen, il primo produttore automobilistico europeo, ha chiuso il terzo trimestre dell’anno con ricavi per 78,5 miliardi di euro, in flessione dello 0,5 per cento rispetto allo stesso periodo del 2023, e un utile netto crollato del 63,7%, a 1,58 miliardi di euro. Risultati scoraggianti che arrivano in una settimana estremamente delicata per il colosso di Wolfsburg, che ha annunciato la chiusura di tre dei dieci stabilimenti in territorio tedesco, oltre al taglio di decine di migliaia di posti di lavoro. Alla stessa conclusione è arriva Audi, che procede a passo svelto verso la chiusura entro la fine di febbraio del suo stabilimento di Bruxelles, mandando a casa 3 mila persone impiegate.