L’Umbria ora è la grande paura del campo largo. E Conte è tentato dalla corsa solitaria

Il candidato presidente in Emilia-Romagna De Pascale: “No ad alleanze solo contro la destra”. Bonaccini: “Serve un nuovo centrosinistra”

Il day-after del voto in Liguria nel campo largo è corrisposto a un redde-rationem a metà. Da una parte Elly Schlein ha insistito sul Pd primo partito in regione, “e abbiamo l’obiettivo di diventarlo anche a livello nazionale”. Dall’altra Giuseppe Conte ha sì riconosciuto la sconfitta, ma senza mettere in discussione le sue scelte e i suoi veti, perché “con Renzi di voti ne avremmo persi anche di più”. Fatto sta che non c’è troppo tempo per una vera analisi della sconfitta: tra poco più di due settimane, il 17 e 18 novembre, si va a votare in Umbria. E lì dove governa una presidente leghista, Donatella Tesei, il campo largo a sostegno della sindaca di Assiisi Stefania Proietti si presenta in versione ligure, con Italia viva che ha preferito non presentare il suo simbolo ma con suoi candidati che entreranno nelle liste civiche.

Sarà un banco di prova per capire quale potrà essere il futuro di una coalizione che, dalla nascita del governo Meloni, è riuscito a conquistare solo una regione come la Sardegna, dov’è stata eletta presidente Alessandra Todde, peraltro per una manciata di voti. “Sovvertirò i pronostici: qui, nella mia Umbria, i veti non esistono. Il campo largo e i suoi travagli non ci toccano“, ha voluto esorcizzare Proietti stessa a Repubblica. Eppure secondo i sondaggi Tesei sarebbe leggermente avanti. E’ chiaro che un’ulteriore sconfitta renderebbe ancor più elettrici e nervosi i rapporti all’opposizione. Soprattutto perché. come ha suggerito Marco Travaglio sul Fatto quotidiano in un’editoriale, a questo punto per i Cinque stelle non sarebbe meglio fare corsa solitaria e poi alle prossime elezioni politiche si vedrà? Un retropensiero che ha fatto capolino nelle considerazioni di Giuseppe Conte che, proprio al fine di risalire nei sondaggi, decise di porre fine all’esperienza del governo Draghi.

Fatto sta che anche nel campo del Pd ci s’arrovella parecchio a capire quale possa essere il futuro della coalizione. “In Emilia-Romagna e Umbria tutte le forze di opposizione alla destra si presentano unite a sostegno di Michele de Pascale e Stefania Proietti. Ma non c’è dubbio che siamo a uno snodo: se vogliamo costruire un’alternativa credibile e competitiva alla destra sul piano nazionale, a partire dalle sei regioni che andranno al voto l’anno prossimo, bisogna costruire un centrosinistra nuovo, che vada oltre gli accordi occasionali e sappia parlare alla maggioranza degli elettori. E a questo accordo andrà anche dato radicamento: non basta mettere insieme sigle, bisogna aprire alle persone e nei territori“, ha detto a tal proposito al Corriere della sera l’europarlamentare dem Stefano Bonaccini. E sebbene anche lo stesso Michele De Pascale, candidato a essere il successore di Bonaccini, si mostri ottimista sull’esito elettorale, anche lui riconosce come si debba stare insieme solo se c’è “credibilità e un programma comune”, ha confessato alla Stampa. Aggiungendo che “le alleanze non si possono fare solo contro la destra”.

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