Nuno Tavares è un Inno alla gioia

Musicista prestato al calcio, suonava il violoncello si è trovato ad andare su e giù per le corsie esterne degli stadi di mezza Europa. Ora alla Lazio sta giocando come mai non aveva fatto prima

A rivederlo oggi quel video genera un effetto spiazzante. Seduto in mezzo al prato sintetico del Benfica Futebol Campus c’è un ragazzo di appena diciannove anni. Ha il corpo fasciato dalla tuta sociale delle Aquile mentre le sue mani stringono con sicurezza un violoncello. Per una frazione di secondo resta fermo immobile. Poi, quando la telecamera ha messo perfettamente a fuoco la scena, ecco che comincia a strofinare l’archetto sopra le corde. Le note che si propagano nell’aria sono immediatamente riconoscibili. È l’Inno alla Gioia di Beethoven. Ed è una situazione esattamente opposta a quella di Arancia Meccanica, quando Alex DeLarge urla: “È un Delitto! Delitto! Delitto! Delitto! Usare Ludovico Van così!”. Perché niente come quel filmato del 2019 riesce a spiegare l’essenza di Nuno Tavares.

L’anima del portoghese è da sempre divisa in due parti non esattamente uguali. Anzi, per un certo periodo, la musica e il calcio sembravano entità volte a escludersi vicendevolmente dalla vita del ragazzo. La sua parabola in note inizia con il basso tuba. Ma è un amore effimero. “Potevo scegliere fra violino, viola e violoncello – dirà qualche tempo dopo – ma ho scelto quest’ultimo perché è il più difficile”. La storia con i tacchetti ai piedi inizia invece nelle giovanili del modesto Casa Pia. Sembra un’avventura da poco, visto che nel 2010 si trasferisce nel settore giovanile dello Sporting.

Nuno gioca e suona al tempo stesso. Due attività diverse che in inglese vanno sotto lo stesso termine: to play. Dopo tre anni la mamma di Tavares decide che quella vita non va bene per suo figlio. Deve dedicarsi più alla musica. Così lo riporta indietro al Casa Pia. Ma non basta. La donna stringe accordi. Con tutti. Il ragazzo entra nella banda della scuola. Per farlo allenare, però, il club deve chiedere il permesso scritto all’istituto scolastico (che può anche rifiutarsi). E il tecnico delle giovanili João Silva deve anche accompagnarlo a casa dopo gli allenamenti.

Nel 2015 lo Sporting si fa di nuovo avanti. Solo che Nuno stavolta preferisce dire sì al Benfica. È una decisione che gli cambia la vita. Tavares deve scegliere. O la musica o il calcio. E a sorpresa sceglie il pallone. All’inizio gioca come attaccante esterno. Poi viene retrocesso a terzino destro. Infine viene dirottato sull’altra fascia. È in quella posizione che Nuno inizia ad affermarsi come un esterno di spinta capace di andar via a qualsiasi difensore avversario.

Il resto della storia assomiglia a un pellegrinaggio. Il flop all’Arsenal, la rinascita a Marsiglia, il tunnel al Forest. In estate la Lazio lo ha preso in prestito dai Gunners con un diritto di riscatto fissato a cinque milioni. Non ci vuole poi molto per capire che si tratta di un affare. In un calcio affamato di terzini in grado di saltare l’uomo Nuno Tavares è come acqua nel deserto. Inarrestabile in progressione, il ragazzo che in passato commetteva troppi errori in difesa ha dimostrato di sapere anche andare via in dribbling, di poter giocare come attaccante aggiunto. Tutto con una continuità sorprendente. In 7 partite ha distribuito 7 assist. Significa che il 41 per cento dei gol della Lazio sono passati per i suoi piedi. “Tavares è uno che vuole mangiarsi il mondo”, ha detto il suo compagno Gila. Ed è per questo che l’esterno ha dimostrato che si può essere fondamentali senza giocare centravanti.

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