Un rapporto delle Nazioni Unite afferma che paesi e istituzioni sportive dovrebbero garantire che le competizioni sportive femminili siano limitate alle atlete nate biologicamente donne. Una proposta sono gli screening sessuali obbligatori per combattere la disparità di prestazioni
Nessuno sport, a quanto pare, è più al sicuro dall’ideologia transgender. Le freccette sono l’ultimo. Noa-Lynn van Leuven, biologicamente maschio, è diventata la prima giocatrice transgender a prenotare un posto nei World Darts Championships. Le preoccupazioni delle donne biologiche sembrano preoccupare poco van Leuven, per usare un eufemismo. Parlando con il media olandese NU, l’atleta si è scagliato contro le “troie conservatrici e tossiche” che lo hanno criticato per aver gareggiato in eventi femminili. Ora un nuovo rapporto delle Nazioni Unite afferma che paesi e istituzioni sportive dovrebbero garantire che le competizioni sportive femminili siano limitate alle atlete “il cui sesso biologico è femminile”. La relatrice speciale Reem Alsalem ha presentato il suo rapporto a un comitato dell’Assemblea generale.
Sarà girata la testa a molti attivisti progressisti per i quali costringere le donne a competere contro gli uomini negli sport è necessario per raggiungere l’uguaglianza transgender. Alsalem rivela anche che oltre seicento atlete femminili hanno collettivamente perso novecento medaglie a favore di concorrenti biologicamente maschi in più di quattrocento eventi sportive. “Anche con la riduzione del testosterone, gli atleti maschi mantengono attributi come forza e densità muscolare, che continuano a inclinare la competizione a loro favore” afferma il rapporto, sostenendo che gli attuali standard sono “arbitrari” e non basati sulla scienza. Per combattere questa disparità, Alsalem suggerisce screening sessuali “non invasivi e riservati” obbligatori per gli atleti che competono nelle categorie femminili. Ora persino dall’Onu, che recepisce di solito tutte le istanze della Neolingua woke, arriva una parola di verità e di ragione su uno dei più assurdi scandali medici e culturali del nostro tempo.