“Ranucci voleva lo scoop ma è stato solo capace di togliere il cerotto dalla testa dell’ex ministro. Pessimo esempio di servizio pubblico”. Il commento della scrittrice e giornalista
“Di tutto il fumo, dell’inchiesta prima dell’inchiesta, dell’attesa di Report che è essa stessa Report, non è rimasto che il cranio pelato e spaccato in due del povero ex ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano”. Esordisce così Ritanna Armeni, giornalista, saggista ed ex ragazza di Potere Operaio. Firma del Manifesto, approdata poi all’Unità, per diventare portavoce di Fausto Bertinotti in Rifondazione Comunista. “Volevano fare il grande scoop”, sorride Armeni raggiunta dal Foglio, “e si sono ridotti a mostrare Sangiuliano ferito. Tutto quello che ha saputo fare Sigfrido Ranucci è stato togliere un cerotto dalla testa dell’ex ministro. Complimenti! Aveva annunciato fulmini e saette e alla fine ha esibito la ferita di un uomo già ferito. Un uomo di cui cristianamente ci dispiace, per carità…” Ma? “Ma del quale non si smette mai di ridere”. Quella ferita, però, l’avrebbe provocata la signora (o dottoressa?) Maria Rosaria Boccia. La signora (o dottoressa?) che c’incantò tutti l’estate scorsa. Lei che – forte di Instagram, pellicole privacy, occhiali con telecamera – monopolizzò l’attenzione elevandosi, nientemeno, a vestale di sinistra. Le opinioniste femministe, ce lo ricordiamo, tenevano tanto a che la chiamassimo “dottoressa” e non “signora”. E denunciavano, soprattutto, l’abuso di potere ai suoi danni. Ma ecco, se un tale sfregio l’avesse compiuto un signore (ops, dottore) ai danni di una donna (mettiamo pure una ministra), come l’avremmo presa? Se la testa sfregiata non fosse stata pelata ma di folta capigliatura, avremmo riso? “La prego, non mi faccia cadere sui fondamentali. Io non credo che Gennaro Sangiuliano sia una vittima di Boccia. Come non credo che lei sia vittima di lui. Piuttosto sono entrambi invischiati in una spirale malsana di potere. In un rapporto fondato su ricatti, dove – questo sì – la forza era sbilanciata in favore dell’uomo, come spesso capita”. Boccia l’ha comunque ferito in testa. “I rapporti malsani producono effetti imponderabili”. Certo di una femmina violenta non si può fare però un’eroina televisiva. Su questo, forse, ci si dovrebbe ravvedere. Non crede? “Ma che eroina?! Boccia ha semplicemente svelato, persino involontariamente, un meccanismo di potere fondato sullo scambio e sul sesso. Un sistema all’interno del quale la donna è quasi sempre l’anello debole. In politica come in università. Di questo alla signora dò atto. E però certo: l’opposizione ne ha approfittato per elevare lei e affossare lui”. E giocoforza il governo. “Il punto, comunque, è che Maria Rosaria Boccia non ha agito per ribellione al potere, ma per vendetta personale”. Torniamo alla ferita di Sangiuliano. Davvero non la scuote? Davvero, fosse stato a parti inverse, avremmo riso e twittato anziché invocare il codice rosso e paventare il reato di maschicidio? “Sa per quale motivo quella foto non ci si indigna?”. Perché? “Perché questa vicenda s’è ammantata di ridicolo dal primo giorno. E ribadisco: Report, in assenza di scoop, ha riciclato quello che c’era: la testa di Sangiuliano”. Rovistando nella spazzatura? “Proprio così. E dando prova, aggiungo, di un giornalismo fasullo, fondato sul chiacchiericcio, di un pessimo servizio che indigna, questo sì”. Eppure Report è il punto di riferimento di milioni di persone. Ieri ha superato le reti concorrenti. “Già. E questo non le fa orrore?”. Ce lo dica lei. “A me fa orrore. Eccome. Almeno quanto il fatto che il punto di riferimento dell’opinione pubblica italiana sia Dagospia”. Morale della favola? Ranucci rimedia gli stessi punti di share (13 per cento) di quelli di sutura di Sangiuliano (13). Convergenze parallele. Alla prossima puntata. O forse no.