Sorpresa: le inchieste influenzano sempre meno il voto. Parla Alessandra Ghisleri

“In Liguria, come a Bari, le inchieste non hanno condizionato gli elettori”, dice la sondaggista. “Il popolo di centrodestra ha letto il caso Toti come un’ingerenza nei confronti della politica da parte della magistratura”

Marco Bucci ha vinto le elezioni regionali in Liguria con una coalizione in continuità con l’èra Toti, nonostante il clamore mediatico dello scandalo giudiziario che ha travolto il governatore uscente. Le inchieste dei pm influenzano sempre meno le preferenze degli elettori? “Sì, i fatti parlano chiaro. Oltre alla Liguria c’è anche l’esempio di Bari, che aveva una maggioranza di segno diverso. Nonostante l’inchiesta che ha travolto l’amministrazione comunale, Decaro ha preso quasi mezzo milione di voti alle elezioni europee e il suo braccio destro, Vito Leccese, è stato eletto come nuovo sindaco di Bari”, spiega al Foglio la sondaggista Alessandra Ghisleri, direttrice di Euromedia Research. “Il popolo di centrodestra ha letto il caso Toti come un’ingerenza nei confronti della politica da parte della magistratura”, nota Ghisleri, che però avvisa: a livello locale l’elettorato segue una logica particolare.

“Le persone, soprattutto alle elezioni amministrative, premiano coloro che secondo loro hanno aiutato lo sviluppo del territorio. Sia Bari che la Liguria hanno premiato i candidati che, nonostante ci fossero vicende giudiziarie importanti, sono stati molto operativi e hanno cambiato la modalità di approccio di lavoro politico sul territorio”, spiega Ghisleri. Questo, aggiunge, è molto evidente nel caso ligure: “La guida di Toti in questi anni ha portato la Liguria a un passo di sviluppo totalmente diverso rispetto a quello precedente. Questo ha prodotto un vantaggio per il centrodestra, che inoltre ha scelto Bucci, un uomo che ha operato in Liguria. Il centrosinistra invece ha scelto Andrea Orlando, che pur essendo un politico del territorio è stato visto come un candidato molto più lontano rispetto a Bucci”.

Insomma, più che alle inchieste giudiziarie i cittadini guardano al buon governo svolto a livello locale. A ogni modo, la vittoria di Bucci alle regionali sembra prendere le sembianze di uno schiaffo degli elettori ai pm di Genova, che con la loro inchiesta hanno demolito l’immagine di Toti con accuse pesantissime e usando metodi discutibili (come gli 86 giorni di arresti domiciliari, revocati soltanto dopo le dimissioni dell’allora governatore, ritenuto pericoloso in virtù della sua carica pubblica).

Certo, aggiunge Ghisleri, il tasso di astensione alle elezioni ligure è aumentato (l’affluenza si è fermata al 46 per cento). Questo dato è spiegabile in parte con l’impatto della vicenda giudiziaria, ma, sottolinea la sondaggista, “più di questa ha pesato la situazione atmosferica”: “Dobbiamo ricordarci che in quel momento c’erano delle persone con i piedi nel fango e che erano in una condizione molto complicata”.

Dall’aprile 2023, il centrodestra ha vinto sei elezioni regionali su sette, battendo sempre la coalizione retta sull’alleanza fra Pd e M5s. L’unica eccezione è stata la Sardegna, con la vittoria di Alessandra Todde. Non un ottimo segnale per chi sogna il “campo largo”. “Bisogna premettere che i Cinque stelle sono sempre risultati molto deboli alle elezioni amministrative. Dove hanno vinto hanno sempre presentato dei candidati legati al territorio, molto stimati e con un sostegno politico che andava al di là del loro partito. Todde era certamente espressione del M5s, ma per le sue capacità non veniva identificata come volto dei Cinque stelle. Il suo raggio di azione di raccolta dei voti era molto più ampio. Il problema nel centrosinistra è la capacità di trovare un’unica voce sui problemi amministrativi locali”, afferma Ghisleri.

E qui si arriva al cuore della questione politica, più che mai attuale anche a livello nazionale: “I partiti di centrodestra, nel bene o nel male, con posizioni spesso diverse, trovano sempre un accordo per raggiungere un obiettivo comune. Conoscono il loro cammino. All’interno del centrosinistra, invece, c’è un tema di competizione molto più alta, legato anche al fatto che non c’è una regola precisa su chi dovrebbe essere leader e chi no, e soprattutto al fatto che non si riesce a raggiungere mai un compromesso per costruire un programma credibile”, conclude Ghisleri.

  • Ermes Antonucci
  • Classe 1991, abruzzese d’origine e romano d’adozione. E’ giornalista di cronaca giudiziaria e studioso della magistratura. Ha scritto “I dannati della gogna” (Liberilibri, 2021) e “La repubblica giudiziaria” (Marsilio, 2023). Su Twitter è @ErmesAntonucci. Per segnalazioni: [email protected]

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