Quando il calcio con le luci artificiali arrivò prima delle lampadine

Nell’ottobre del 1978 a Sheffield si giocò la prima partita serale grazie a John Tasker, un uomo quasi visionario, che organizzò un’esibizione tra “Blues” contro “Reds” con un impianto sperimentale con quattro pali da trenta piedi, una lampada ad arco da ottomila candele per ogni palo e un motore portatile dietro ogni porta

Quanti dicono di rimpiangere il calcio di una volta ricorderanno, visto che siamo nel weekend in cui scatta l’ora solare, che tutte le partite – era il tempo della contemporaneità – all’ingresso dell’orario invernale cominciavano mezz’ora prima. Ve lo ricordate? La verità è che no, non se lo ricordano forse nemmeno i nostalgici perché ora il contestato spezzatino permette di seguire una, due o anche quasi tutte le partite, se il fine settimana è abbastanza (o volutamente) libero. Perché se il calcio piace, tutti vogliono seguirne di più. E anche perché la notte nobilita emotivamente il pallone, dà quell’aria sacrale all’evento e se pure ogni partita è importante, quella di sera lo sembra di più.

Prima, invece, si cambiava l’orario delle partite quando tutti mettevamo l’orologio indietro di un’ora. Si temeva il buio, nei campi ancora non attrezzati per il calcio con la luce dei riflettori. Anticaglia, certo. Un salto nel tempo, ma niente in confronto a quanto si debba tornare indietro per trovare, invece, la prima partita giocata con l’illuminazione artificiale. Era il 14 ottobre 1878, centoquarantasei anni fa, e si giocò ovviamente a Sheffield, laddove il calcio è praticamente nato, laddove tutto nasce quando è ottobre (lo Sheffield Football Club è riconosciuto come il club più antico del mondo, fondato il 24 ottobre 1857). Le luci si accesero a Bramall Lane e fu un giorno incredibile. Perché nessuno aveva mai visto il calcio così (e non erano nemmeno moltissimi quelli che avevano visto il calcio, a dir la verità) e perché nessuno aveva la fortuna di avere in città un calzolaio come John Tasker. Un uomo quasi visionario, avanti con i tempi al punto da pensare che, con l’azienda di famiglia (la Tasker Sons and co) di investire nell’illuminazione, anche se non c’era ancora la lampadina, non era ancora stata inventata, le strade erano illuminate da lampade a gas e le case da quelle a petrolio.

L’idea era: illuminare le aree industriali con dei faretti per far lavorare le persone anche al buio. Ma prima bisognava provare in qualche modo, e il calcio, in rapida ascesa di popolarità, poteva essere un test interessante. Ma nessuna partita si era mai giocata di sera, era impossibile per l’epoca, tranne che per John Tasker, che era pure diventato sindaco, e organizzò, il 14 ottobre di centoquarantasei anni fa appunto, un’esibizione tra “Blues” contro “Reds”. Pensò l’impianto sperimentale con quattro pali da trenta piedi, con una lampada ad arco da ottomila candele per ogni palo e un motore portatile dietro ogni porta: fece luce davvero. La partita fu ben pianificata: in una sera di luna piena per essere sicuri che ci fosse una timida luce naturale in più, con una notevole preparazione che rese l’evento molto atteso in città. Al punto che i dati ufficiali dicono che dodicimila persone pagarono il biglietto (permettendo di incassare trecento sterline), ma forse furono in ventimila a entrare, molti scavalcando il muro di cinta dello stadio approfittando dell’oscurità, perché il campo era illuminato, ma fuori era buio pesto.

Il calcio di sera, immortalato da disegni dell’epoca, piacque anche se non tutti i calciatori erano pronti a gestire la luce in campo e alcuni, temporaneamente accecati mentre gestivano il pallone, commisero errori anche banali. Ma le cronache dicono anche che erano in pochi interessati al gesto tecnico: la gente che era andata fin lì voleva vedere questo salto nel futuro, un campo di calcio illuminato. Il The Sheffield Telegraph riportò: “C’era un interesse travolgente per l’esperimento e i curiosi arrivarono in gran numero da terre lontane. Tra le sei e le sette, sembrava che tutta Sheffield si stesse dirigendo verso Bramall Lane. Le strade erano affollate da tutte le direzioni. Alla partita la curiosità vinse la cortesia consueta e i pochi che erano realmente interessati allo spettacolo furono costretti a cedere il passo ai molti che avevano occhi solo per le nuove luci. Molte delle signore, una volta sotto i raggi, aprirono ombrelli come fossero parasole per proteggersi dal sole a mezzogiorno”.

La English Footbal League (l’ente che fino al 1992 ha organizzato tutti i campionati inglesi) fu fondata dieci anni dopo, ci furono altri esperimenti, ma il calcio continuava a essere uno sport da giocare di giorno, senza sfidare l’oscurità. La prima partita notturna autorizzata in Inghilterra, nel 1951, vide l’Arsenal battere l’Hapoel Tel Aviv 6-1. Poi ci furono altre amichevoli tra squadre inglesi e avversarie europee, ma la prima partita di campionato sotto i riflettori, tra Portsmouth e Newcastle, fu giocata nel 1956, settantotto anni dopo l’esperimento. Però Tasker non c’era e, infatti, iniziò in ritardo a causa di problemi tecnici. A Sheffield, invece, furono puntuali: i racconti dicono che la partita tra Blues e Reds finì zero a zero. O, almeno, così giurano di aver visto: c’era pure la luce accesa.

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