Il torneo inizierà a Doha il 28 ottobre. Laureata in scienze motorie e un master in Management sportivo, la giocatrice ha un posto nelle prime trenta posizioni del ranking mondiale ed è l’unica italiana ad aver vinto il Fip Platinum
Non è stato un colpo di fulmine, quello tra Carolina Orsi e il padel. Si sono guardati per un po’, annusati, hanno cercato di capire come potesse andare a finire. Sembra strano, oggi che la romana è il volto del padel in Italia, con un posto nelle prime trenta giocatrici del ranking mondiale, unica italiana (uomini compresi) ad aver vinto un torneo Fip Platinum, nonché l’unica a essersi arrampicata fino ai quarti di un torneo del World Padel Tour prima e del Premier Padel poi. La conversione dalla racchetta alla pala è stata graduale, un cambio più radicale di quanto si possa pensare. In mezzo, una discreta parentesi nel calcio a cinque, lei che è figlia di Fernando Orsi, una vita tra i pali in Serie A con la Lazio. Ma anche una laurea in Scienze motorie e un master in Management sportivo. Le prime partite in vacanza, quindi l’ingresso nella corazzata del Circolo Canottieri Aniene, che ancora oggi la sostiene quando è in giro per il mondo o si trova a Roma tra un torneo e l’altro.
Orsi sarà la punta di diamante della spedizione azzurra ai Mondiali di padel al via lunedì 28 ottobre, a Doha: la selezione femminile deve difendere il bronzo di due anni fa e può mettere sul tavolo l’argento europeo alle spalle dell’imbattibile Spagna. “Dare il massimo per noi significa ripetere ciò che abbiamo fatto due anni fa – racconta – e non è per nulla facile. Ci sono stati tanti miglioramenti da parte di tutti in questi anni, ma abbiamo le qualità per fare bene: siamo un’ottima squadra, lo abbiamo dimostrato anche agli Europei. La Spagna è parecchio sopra, anche l’Argentina ha grandissime giocatrici. Dobbiamo vedere come ci andiamo a relazionare con le varie Francia, Svezia, Portogallo, Olanda e Belgio, le più vicine a noi”. La squadra femminile sarà a fortissima trazione Aniene, team che da anni domina il campionato nazionale con la regia del dg Alessandro Di Bella, con quattro convocate su otto (ci sono anche Giorgia Marchetti, Chiara Pappacena e Lorena Vano): “Sono contentissima di avere in squadra così tante giocatrici del mio circolo, ci alleniamo spesso insieme, soprattutto con Giorgia. Ma ci conosciamo bene tutte, anche con le altre ragazze, e questo può essere un vantaggio”.
Un aspetto da non trascurare in uno sport che mescola dinamiche proprie delle discipline individuali e di squadra: “È uno sport di coppia, ma in parte anche individuale, sei tu che tocchi la pallina, ma c’è tutta una dinamica di gruppo, bisogna sapersi relazionare con chi è con te. Quando sei in un team – spiega Orsi – devi avere spirito di squadra. Dal tennis mi sono portata dietro la gestione a livello personale nei momenti facili e in quelli difficili. Dal calcio a cinque ho portato con me lo spirito di squadra, ho vissuto il senso del collettivo”. Per Orsi, il 2024 è stato un anno vissuto sulle montagne russe: tanti cambi di compagna nella prima metà, ma anche risultati importanti. Ora la stabilità è rappresentata dalla partnership con la spagnola Nuria Rodriguez: “Il cambio di coppia è una componente di questo sport, una cosa con cui un giocatore di padel deve convivere, continuando a inseguire i propri obiettivi. Chiaramente è fondamentale il rispetto per la persona che gioca con te ed è altrettanto importante trovare una compagna con la quale rimanere a lungo per crescere insieme. È quello che sta succedendo con Nuria”.
Orsi è l’atleta di punta di un movimento, quello italiano, che negli ultimi anni ha vissuto un’esplosione, con un aumento impressionante di strutture e praticanti. C’è però ancora un gap da colmare con le nazioni che hanno vissuto questo processo con decenni di anticipo: “Da qui a cinque anni, il padel italiano lo immagino sempre più vicino alla realtà spagnola di oggi. Serve solo del tempo, spero ci sia una maggiore organizzazione a livello under: mi auguro di vedere presto qualche ragazzo o ragazza di 16-17 anni in grado di affacciarsi nel tabellone”. Tagliato fuori dalla corsa per Los Angeles 2028, il padel sogna di entrare nel calendario olimpico a Brisbane anche grazie all’attività di Luigi Carraro, presidente della Federazione internazionale. Orsi avrebbe 41 anni e qualche mese fa diceva di non immaginarsi in campo fino a un’età del genere. Ma con le Olimpiadi? “Avere lo stimolo delle Olimpiadi cambierebbe tutto, sarebbe il mio sogno, se non dovesse essere così mi dedicherei sicuramente ad altro, pur rimanendo in quest’ambito. Certo, già adesso per i giocatori intorno ai 40 anni il calendario sta diventando fitto. Il sogno c’è. Magari potrei viverla anche con un altro ruolo, dietro le quinte o fuori dal campo”.