Invece che ipotizzare i gusti dei potenziali clienti alla cieca, proponendo un paio di nuovi bestseller, uno Strega di qualche anno fa e un libro di ricette, sarebbe più utile se Amazon proponesse libri che contengano idee completamente diverse da quelle dell’utente
Amazon mi consiglia libri che potrebbero piacermi. L’arrivo di questa notifica va contestualizzato nella pratica secondo cui, avendo io comprato nei giorni scorsi tre o quattro cornici, l’hub cortesemente insiste nel domandarmi se abbia bisogno di ulteriori cornici, presumendo forse che io sia stato nominato decoratore della Reggia di Caserta. Il guaio è che Amazon – nata come libreria online – trova in me un cliente ostico: oltre alle famigerate cornici, i miei acquisti più recenti sono il computer da cui vi sto scrivendo, un ceppo con una dozzina di coltelli, uno zerbino e un portachiavi, oltre all’invio della spesa a domicilio a scadenze più o meno regolari.
Per quel che ne sa Amazon, potrei anche essere analfabeta (oltre che lanciatore di coltelli): mi accorgo infatti con orrore che dalla piattaforma non ho mai comprato un libro, nemmeno per partito preso bensì per puro caso. Nel consigliarmi libri che potrebbero piacermi, Amazon si rivolge dunque a un lettore assoluto, un Ur-lettore che si interroga su cosa siano quei parallelepipedi pieni di parole. Ne emerge un’offerta editoriale che ipotizza i miei gusti alla cieca, proponendomi un paio di nuovi bestseller, uno Strega di qualche anno fa, l’immancabile libro di ricette e un manuale su come essere madre senza sensi di colpa, che mi fa dubitare dell’efficacia del profiling. Mi sfiora il timore che l’algoritmo caldeggi La vegetariana di Han Kang non per il Premio Nobel ma perché venerdì ho comprato online dell’hummus.
Ebbene, nel cancellare la notifica sorridendo, e comunque con un tocco di gratitudine per la premura che Amazon dimostra nell’introdurmi al piacere di leggere, mi domando se non possa essere più utile la strategia inversa. Ricevere cioè un avviso in cui la piattaforma mi suggerisca libri che contengono idee diverse dalle mie, scritti da gente che non conosco, provenienti da terre la cui cultura mi è estranea, in stili difformi rispetto alle mie abitudini, su temi a cui non ho mai badato; quelli, insomma, davanti a cui in libreria passo senza accorgermene. Potrebbe servire a ricordarmi che, se voglio essere colto, devo leggere libri che potrebbero non piacermi. Cliccherei subito per comprarli.