La rottura del cordone sanitario attorno all’estrema destra è un gioco pericoloso per il Parlamento europeo

Con 189 deputati il Partito popolare è il primo gruppo al Parlamento europeo, ma ha solo il 26 per cento dei seggi: senza socialisti e liberali, non c’è maggioranza funzionante possibile. I rischi della politica dei due forni

La scelta di Manfred Weber di perseguire una politica dei due forni al Parlamento europeo, formando alleanze di circostanza tra il Partito popolare europeo e i gruppi sovranisti e dell’estrema destra, sta diventando un gioco pericoloso non solo per la capacità dell’Ue di funzionare, ma anche per il voto di fiducia alla nuova Commissione di Ursula von der Leyen. Giovedì nella plenaria di Strasburgo è accaduto qualcosa che non ha precedenti: il Ppe ha votato un emendamento presentato dalla destra più estrema – il gruppo “Europea delle nazioni sovrane”, di cui fa parte Alternativa per la Germania (AfD) – per chiedere il finanziamento dei muri alle frontiere esterne dell’Ue. L’emendamento è stato approvato con i voti di tutte le destre.

Ma la risoluzione sul bilancio 2025 dell’Ue è stata poi bocciata per il voto contrario di socialisti, liberali e verdi. Nessuna cooperazione con l’estrema destra “era una chiara condizione per il sostegno a un nuovo mandato per von der Leyen, Questa condizione è stata violata”, ha detto ieri Nicolas Schmit, lo spitzenkandidat del Partito socialista europeo alle elezioni di giugno: “Questo deve avere delle conseguenze politiche”. La minaccia è di non votare la fiducia alla nuova Commissione. E un’altra maggioranza per sostenere von der Leyen non c’è.

Manca un mese al voto del Parlamento europeo sulla fiducia alla nuova Commissione. Dal 4 novembre ci saranno le audizioni dei candidati commissari. Le scaramucce tra i gruppi europeisti sono normali. Ma, rompendo il cordone sanitario attorno all’estrema destra, Weber ha superato una linea rossa. Un conto è se l’estrema destra vota con il Ppe su questioni minori, come il calendario delle audizioni o il Premio Sakharov all’opposizione venezuelana. Un altro è se il Ppe vota un emendamento presentato dall’estrema destra sui migranti o per togliere i finanziamenti all’Agenzia europea per i diritti fondamentali come accaduto giovedì. Anche il sostegno di von der Leyen al Protocollo Italia-Albania e ai centri di rimpatrio fuori dall’Ue ha irritato socialisti, liberali e verdi. “E’ inaccettabile inchinarsi all’estrema destra”, ha detto la presidente del gruppo dei Socialisti & Democratici, Iratxe Garcia Perez, mettendo in dubbio la fiducia alla nuova Commissione. “E’ una decisione che dovremo affrontare al momento giusto (…). Le posizioni di von der Leyen non aiutano a tenere un dibattito calmo, pacato, responsabile in merito”, ha detto Garcia.

I Verdi, che avevano votato von der Leyen a luglio, sono sempre più in difficoltà, dopo gli annunci di retromarcia sul Green deal. I liberali sono in imbarazzo. Da luglio “von der Leyen ha intrapreso una serie di cambiamenti politici che alterano profondamente la direzione politica originariamente proposta al Parlamento europeo. Le vittime sono il Green deal, il patto migratorio e presto lo stato di diritto”, spiega al Foglio Alberto Almenno, professore all’Hec di Parigi. “Gli altri partiti pro europei rispetteranno il loro impegno originale a votare per la Commissione von der Leyen 2?”. In passato i socialisti non hanno mai avuto il coraggio della rottura. Per ora vogliono continuare a “tendere la mano” al Ppe, a condizione che rispetti il cordone sanitario, ha detto Garcia, che è spagnola e vuole proteggere la vicepresidente socialista della Commissione, Teresa Ribera.

Con 189 deputati il Ppe è il primo gruppo al Parlamento europeo, ma ha solo il 26 per cento dei seggi. Senza socialisti e liberali, non c’è maggioranza funzionante possibile. Quella alternativa – di tutte le destre, dal cristiano-democratici fino ad Alternativa per la Germania – è una chimera: può far passare un emendamento sui muri, ma non è in grado di approvare nulla in termini di legislazione. “L’estrema destra vota sempre contro l’Ue. Lo dimostra l’esito finale del voto sulla risoluzione sul bilancio 2025”, spiega una fonte del Parlamento. “L’estrema destra avrebbe potuto ottenere una vittoria politica. Ma votando contro la risoluzione sul bilancio, hanno cancellato il successo sui muri”. Secondo la fonte, le scelte di Weber hanno due conseguenze: “rendere ingovernabile il Parlamento e la vita più difficile a von der Leyen”.

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